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Mirko Giudici: la malattia, un libro, una lezione di vita

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La malattia arriva sempre nella vita delle persone in modo inaspettato, sconvolgendo i piani e senza chiedere mai il permesso. Ma chi ha detto che questo porta con sé solo delle conseguenze negative? Certo, le sfide da affrontare sono parecchie e Mirko lo sa bene. La burocrazia è tanta, i giorni di sconforto si susseguono e la malattia sembra intaccare tutto ciò che una volta faceva stare bene. E la cosa peggiore è che influisce anche sulle persone che lo circondano e che cercano in tutti i modi di aiutarlo. Eppure, è possibile ritrovare il gusto di vivere proprio grazie alla malattia. Il cancro non è solo una bestia terribile, ma è anche un’opportunità per mettere in prospettiva quelli che fino a ieri sembravano problemi insormontabili. Le ansie, le frustrazioni e le arrabbiature quotidiane perdono di intensità, mentre la malattia fa ricordare ciò che è veramente importante. Pagina dopo pagina, Mirko Giudici riesce a mettersi a nudo e a rivelare la sua parte più debole per metterla al servizio di chi, come lui, sta conducendo la lotta più dura di tutte: quella della vita, quella per la vita.
Quando hai iniziato a scrivere il tuo libro?
“Ho deciso di scrivere questo libro dal titolo “Senza il cancro sarei morto”, edito da Graus Edizioni, con la prefazione di Don Aniello Manganiello, nel momento in cui mi sono ritrovato vicino alla morte. Ho maturato questa idea subito dopo aver effettuato la chemioterapia, a luglio 2018. 
Il libro descrive un cammino lungo e tortuoso, pieno di dolore ma anche di gioie, scoperte e dubbi, terrore ma anche di grande forza e speranza. Un racconto fatto, quindi, di emozioni contrastanti che dimostra come la vita sia un insieme di sentimenti opposti che si ritrovano a convivere. Un racconto che è, soprattutto, una grande storia di rinascita”.
Credi che un libro come questo possa essere di aiuto a tutti coloro che vivono l’esperienza di questa malattia?
“Credo di sì, o almeno l’intento è quello. “Senza il cancro sarei morto” è il diario della mia esperienza personale con il cancro, condivisa con le tante persone incontrate lungo il mio percorso. Questo libro rappresenta un inno alla lotta, vuole essere una fonte di forza per affrontare e vincere la malattia, un incoraggiamento ad assumere un atteggiamento mentale positivo e tenace per affrontare questa battaglia e cercare di superarla a testa alta. Questo mio racconto intende restituire al malato di tumore la sua dignità; non ci si deve nascondere dal cancro o vergognarsene, sentimento che pure ho provato sulla mia pelle, né tantomeno vederlo come un peso da dover gestire a livello economico e sociale. Il resoconto della mia esperienza vuole, invece, incoraggiare chiunque si sia imbattuto in questo nemico durante il suo cammino, a concedersi la libertà di essere anche nella sofferenza. Ad esempio, chiamando il cancro per nome”.
Come hai trovato la forza per risollevarti? 
“E’ stato un periodo molto buio e difficile della mia vita ma ho trovato la forza attraverso le persone a me più vicine e che più amo: mia moglie, mia madre, mio padre, la mia famiglia e i miei affetti. Tuttavia, anche la fede ha avuto un ruolo fondamentale in questa drammatica storia: è stata la luce in fondo al tunnel, uno spiraglio quando tutto sembrava compromesso ma soprattutto sostegno e ristoro per la mia anima. Sento di dire grazie a mia moglie, ai miei familiari, parenti, suoceri e amici che mi hanno supportato sempre, soprattutto, quando sembrava che non ci fosse via d’uscita. Il mio grazie va anche a tutti quei medici oncologi per la dedizione e l’impegno che hanno accompagnato il loro operato durante il mio percorso di cure. 
Gratitudine al mio caro amico Don Aniello Manganiello, prete anticamorra, 16 anni a Scampia, in prima linea contro le mafie a favore della legalità e degli ultimi, che ha sposato con entusiasmo il mio progetto e ha curato la prefazione”.
Quali sono gli insegnamenti che hai tratto da questa esperienza?
“La malattia è arrivata in maniera esplosiva, deflagrante, come una bomba atomica, e ha cambiato tutto. Anche se è difficile ammetterlo, a posteriori posso dire che sì, ha cambiato tutto, ma lo ha cambiato in meglio. Mi ha aperto gli occhi, la testa, il cuore. Il cancro mi ha tolto tanto ma, nello stesso tempo, mi ha dato molti insegnamenti: mi ha insegnato ad amare, ad apprezzare le piccole cose, a provare tanto amore per le persone che mi circondano, ad apprezzare la mia vita e quello che ogni giorno mi offre. Mi ha insegnato a comprendere che sono più forte di quanto pensassi, che i segni lasciati sul mio corpo mi aiutano a ricordare chi sono e tutto ciò che ho superato. Mi ha insegnato a perdere le cose che credevo fossero insostituibili. La malattia mia ha reso calvo ma poi mi fatto capire che i capelli ricrescono, che questo corpo è prestato e non devo aggrapparmici. Mi ha fatto capire che tutte le lacrime versate mi hanno aiutato a liberare la mia anima avvicinandomi ancora di più a Dio. L’insegnamento più grande è stato quello di scoprire che talvolta i mali vengono per metterci in discussione e per darci l’opportunità di comprendere il vero significato della parola “Vita”.
Hai intenzione di organizzare presentazioni del tuo libro?
“Il mio progetto è quello di organizzare eventi e presentazioni per far conoscere la mia storia e dare un messaggio di speranza e di coraggio per tutti coloro che ogni giorno lottano contro questo terribile male. Attraverso la casa editrice Graus Edizioni, stiamo pianificando le date e i luoghi dove poter presentare il mio libro. A breve ne saprete di più! Seguitemi sui social (IG: mirkogiudicirealofficial FB: Mirko Giudici Scrittore) per essere sempre aggiornati. In occasione delle mie presentazioni e, anche, attraverso il polo oncologico IFO di Roma, dove sono in cura, verranno organizzate delle iniziative volte a sensibilizzare le persone su queste tematiche e a raccogliere dei fondi da destinare alla ricerca contro il cancro. Una grande responsabilità ma nello stesso tempo un onore per me dare un contributo importante e significativo a favore della ricerca”.
 

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