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L'Osservatore Romano difende Eclipse: il "vampiro cattolico" ora fa paura

Il quotidiano della Santa Sede: il film difende valori come il matrimonio e l'amore eterno. Irritando gli spettatori laici
di Albina Perri mercoledì 30 giugno 2010

3' di lettura

Niente da fare: la saga dei vampiri belli, educati, poco frenetici (sessualmente parlando) non conosce rivali, nell'affascinare torme di adolescenti di tutto il mondo. Un vero fenomeno, di cui si occupa anche l'Osservatore Romano, alla vigilia dell'uscita del terzo "capitolo", ossia Eclipse, nelle sale italiane.  Sul quotidiano della Santa Sede, dunque, è apparso un bell'articolo dall'indicativo titolo: "Quanta paura fa il vampiro cattolico", firmato da Silvia Guidi, in cui si analizza il film ma, soprattutto, il senso più profondo dell'intera creazione di Stephenie Meyer. A partire dal divertito racconto di quel che è successo alla proiezione in anteprima per la stampa, dove i giornalisti "laici" hanno manifestato fastidio per una possibile "deriva cattolica" del film. E perché? Perché si parla di matrimonio, di amore durevole, di fedeltà, di paura dell'impegno ma anche fiducia nell'amore, quello vero, da coltivare e da far crescere.   “Ci mancava pure il vampiro cattolico!” commenta un collega a voce alta, sorridente e in vena di conversazione, convinto di interpretare il pensiero anche dei vicini di poltrona nelle prime file. Siamo alla proiezione di Eclipse, il terzo film della saga di Twilight diretto da David Slade, che debutterà nella sale italiane il 30 giugno", comincia l'articolo dell'Osservatore. Che, proseguendo, annota: "Pochi aprono la cartella stampa – che ci si può aspettare da un film per ragazzini? – pochissimi prendono appunti;  rischia di passare inosservato il cameo di Peter Murphy - voce dei Bauhaus, per l’occasione elegantissimo vampiro in livrea seicentesca -  o, nella colonna sonora, il singolo Jonathan Low firmato dai Vampire Weekend, una delle band indipendenti americane più interessanti degli ultimi anni, per non dire dei negletti versi di Robert Lee Frost, il poeta preferito di Jfk Kennedy, sulla dialettica della fine tra ghiaccio e fuoco, desiderio e compimento che introducono la prima scena e di fatto costituiscono le coordinate simboliche del film".  Ed ecco che esplode l'irritazione sacrosanta laica: “Un po’ meno noioso del secondo, questo Eclipse, ma temo la deriva cattolica che nascerà da tutto questo” continua il collega, sinceramente preoccupato per le sorti del pensiero laico minacciato dalla carica dei vampiri cristiani - forse una citazione colta, visto che i primi seguaci di Gesù venivano accusati di bere sangue umano?" Tutto questo, si legge ancora, conferma innanzitutto che "tra i primi sintomi di uno sguardo ideologico sulle cose c’è la perdita del gusto per i dettagli: Stephenie Meyer, l’autrice della saga, è mormona, ma evidentemente per chi vede nella “Gazzetta di Forks”, la rivista dei fans, una subdola arma di propaganda del pensiero oscurantista, cattolici e protestanti, amish o battisti  pari sono". Poi, i colleghi si lasciano andare a "risate, frizzi e lazzi", soprattutto a commento della scena  in cui il protagonista-vampiro Edward chiede a Bella di sposarlo e non dormire insieme fino al giorno delle nozze: "Si capisce che più che la forma - i dialoghi talvolta un po’goffi, la scarsa originalità della regia, i paesaggi da cartolina - a risultare irritante è il contenuto: di fatto, il film è un’allegoria del valore del matrimonio e, più in generale, della permanenza eterna di ogni rapporto vero, a prescindere dalla coerenza, dalle contraddizioni e dagli errori di chi lo vive", chiosa il quotidiano vaticano.  (Caterina Maniaci)

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