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Santoro balla sulle macerie

Annozero ingaggia Sabina Guzzanti per ridere del terremoto in Abruzzo
di Albina Perri sabato 8 maggio 2010

3' di lettura

Un uomo in piedi, trionfante, fra le macerie. Quelle reali dell’Aquila da una parte, quelle immaginarie, che potrebbero arrivare, della politica dall’altra.  Michele Santoro gode come un pazzo. Vede una crepa e aspetta col piccone in mano che crolli tutto il palazzo. La puntata di Annozero andata in onda ieri sera suonava come una malaugurante seranata: sin dall’inizio, quando il conduttore  ha citato la Grecia. Si dispiaceva per i morti  e suggeriva l’idea che presto anche nel nostro Paese potrebbe scatenarsi il dramma. Causato dalla corruzione, dal legame fra la politica (di centrodestra, ovviamente) e gli imprenditori trafficoni. L’occasione del caso Scajola era troppo ghiotta per il giudice Santoro. Il quale ha mobilitato le truppe cammellate allo scopo di dimostrare che i legami fra  la famigerata cricca con personalità del governo o vicine ad esso ci sta conducendo a una nuova tangentopoli. L’occasione del caso Scajola era troppo ghiotta per il giudice Santoro. Il quale ha mobilitato le truppe cammellate allo scopo di dimostrare che i legami fra  la famigerata cricca con personalità del governo o vicine ad esso ci sta conducendo a una nuova tangentopoli. Ecco per che cosa fa il tifo Michele: se le urne hanno polverizzato il centrosinistra, un catastrofico tsunami giudiziario potrebbe capitare a fagiolo per liberarsi una volta per tutte di Berlusconi. La tesi di Annozero è proprio questa: il sistema sta per collassare. Fiorenza Sarzanini del Corriere, intervistata, la avalla. Anzi, spiega che se Diego Anemone dovesse vuotare il sacco, la bufera sarebbe ben peggiore di quella degli anni Novanta. il vice-gabibbo Sulla vicenda di Scajola si scatena il barbuto inviato Luca Bertazzoni,  trasformato in una sorta di vice-Gabibbo stile Striscia la notizia. Bertazzoni  si lancia all’attacco del ministro, si fa spintonare dalle guardie del corpo, cade. Poi intervista Lory Del Santo, vicina di Scajola; se consegnasse anche il Tapiro d’oro sarebbe un perfetto clone di Valerio Staffelli (e ce ne vuole, perché l’inviato di Ricci è un fuoriclasse). Per gufare si mobilitano pure i grossi nomi di Repubblica, come Carlo Bonini. Si dipanano ragionamenti e si stabiliscono collegamenti: tutti sono coinvolti, dalla politica  al Vaticano. Michele s’infiamma, spiegando che questo governo è potenzialmente anche peggiore dei socialisti del tempo che fu. I quali rubavano, ma per il partito. Oggi, invece, ciascuno ruba soltanto per se stesso. Tesi già fritta e rifritta a sinistra, ma sempre suggestiva per i manettari.   Travaglio sembra un topo nel formaggio, può divertirsi a fare a pezzi il ministro per lo Sviluppo economico, chiama in causa Bertolaso, sostiene che oggi c’è una “tangentopoli geneticamente modificata”. Una vera pacchia per il commissario Travaglioni - una parola, un cappio - il quale può sguazzare massacrando a manca e soprattuto a destra. A contorno, ci sono  lo storico (di destra, ma antiberlusconiano) Franco Cardini che discetta di senso dello Stato che non c’è più e il regista Mario Monicelli, il quale dice che non c’è democrazia, che gli italiani non sono governati e che tutto fa schifo. l’aquila e gli avvoltoi Uno spettacolo raccapricciante, con Sabina mascherata da Silvio che si muove per la città abruzzese deserta, monologando, dicendo tutto il peggio possibile del Cavaliere. L’apice si raggiunge quando Michele e i suoi  si spingono là dove osano gli avvoltoi, planando  sull’Aquila. Lì il disastro è avvenuto davvero e i resti sono   sempre buoni per accusare il governo. E per fare pubblicità a “Draquila”, il film che Sabina Guzzanti presenterà a Cannes, nel quale si sostiene che il vampiro Berlusconi ha beneficiato del disastro e di cui vengono mostrate alcune scene. Uno spettacolo raccapricciante, con Sabina mascherata da Silvio che si muove per la città abruzzese deserta, monologando, dicendo tutto il peggio possibile del Cavaliere. A un certo punto, fingendo una chiamata tra Berlusconi e una ragazza, dice: «La prossima volta porta anche tua sorella, quella piccola e tua cugina». L’odio per Silvio non si ferma davanti a nulla, nemmeno al rispetto dovuto agli aquilani. Sfruttare le macerie si può, il fine giustifica i mezzi se bisogna colpire la Protezione civile e il premier (e pubblicizzare il proprio prodotto). Comicità, dicono. Ma le risate sono da iene.      L’Ocse si è complimentata con l’esecutivo per il lavoro svolto in Abruzzo. All’Aquila ha vinto il centrodestra. Ma chi se ne frega. Gli avvoltoi del malaugurio mantengono la propria rotta, incuranti. Nel loro triste volo sentono solo la musica di Annozero. Una serenata di note cupe, che ricorda il verso del gufo. O dello sciacallo. di Francesco Borgonovo

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