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L'Africa è pronta ad esplodere

Uccisi tre membri della nazionale del Togo Ma quest'estate là si giocano i Mondiali
di Maria Acqua Simi domenica 10 gennaio 2010

2' di lettura

Oggi gli Stati Uniti hanno avvertito che "estremisti regionali" stanno progettando un attentato a voli di Air Uganda tra il Sudan meridionale e Kampala, che dell'Uganda è la capitale. Ieri in Angola un bus che trasportava la nazionale di calcio del Togo è stato assaltato da guerrieri armati, che a furia di colpi di mitragliatrice hanno ucciso autista, allenatore e addetto stampa, ferendo i giocatori. Con il risultato, tra l'altro, di aver fatto ritirare il Togo dalla Coppa d'Africa. Sono solo due delle ultime news che arrivano dall'Africa, ma non sono incoraggianti. E noi non possiamo dimenticare che fra pochi mesi laggiù si giocheranno i Mondiali di calcio 2010. Il dilemma quindi è sulla sicurezza e, anche, è lecito chiedersi se sia opportuno partecipare per "rilanciare" l'Africa come attore internazionale o se invece non sia solo un rischio. Per noi e per loro.  Perché il "continente nero" è diventato una vera e propria bomba ad orologeria.  E l'approssimarsi dell'appuntamento calcistico agita gli animi. Certo, i singoli paesi si sforzano di intrattenere rapporti bilaterali con le istituzioni internazionali, come fanno ad esempio Etiopia ed Uganda, ma la situazione non è incoraggiante.  In paesi come il Congo e la Costa d'Avorio ci sono ancora miseria, violenze e regimi dittatoriali.  Si muore di fame, di Aids, la pratica della mutilazione dei genitali femminili è ancora realtà, come realtà sono le faide interne e tra etnie o classi sociali. Il traffico d'armi, poi, è fiorente più che mai. E poi ci sono le crisi del "Corno D'africa", che vedono come attori protagonisti Somalia e Sudan. E tra hutu e tutsi in Rwanda, dopo il genocidio del 1994, ce ne vuole per dire che la situazione è a posto. Il ministro Frattini, in partenza per il continente, ha dichiarato che "l'Africa è un partner importante". Ed è vero.  Eppure qualcosa non lascia tranquilli. Perché è giusto essere in ripresa, tentare di saldare il debito, affrontare la globalizzazione. Ma questi Mondiali di Calcio sono così vicini,  e gli obiettivi di sicurezza, invece, appaiono così lontani.

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