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Inter, Benitez: sono uno intelligente

Presentazione del neotecnico, bocche cucite sul mercato. Avanti con il modulo di Mourinho
di Paolo Franzoso sabato 19 giugno 2010

2' di lettura

Rafa Benitez si presenta ad Appiano Gentile e non teme le comparazioni con Mourinho: “Se sono qui è perché sono intelligente”. Riferendosi al suo predecessore dice: “Lui ha fatto un grande lavoro, io sono diverso, mi piace vincere e giocare un bel calcio”. Sbarca a Milano dopo essersi svincolato dal Liverpool perché “questa è un’opportunità perfetta per la carriera”. Evita le domande calde, sulla trattativa con la Juve risponde che “si leggono sempre molte cose nel calcio, ma più di tutte contano i matrimoni”. Ora si concentra sui prossimi impegni, Supercoppa europea e quella italiana: "Dobbiamo vincere i trofei che mancano, so già che il mese di agosto andrà preparato bene senza tanto tempo a disposizione". L'ambizione è forte anche se sa che sarà dura ripetersi dopo un'annata trionfale: "Vogliamo restare la squadra migliore". Sul mercato non si sbilancia: “Stiamo analizzando la situazione, si può sempre migliorare”. Domanda trabocchetto sulla coppia Mascherano-Cambiasso  che Maradona considera incompatibile, lui gentilmente glissa: “Cambiasso è un giocatore bravo, Mascherano non è nostro. Preferisco dribblare la domanda”. Parole di elogio per il gruppo, da Maicon ("un giocatore molto forte, sono contento che sia nostro") a Balotelli, considerato "un giocatore importante". Il modulo non cambia – “L’Inter ha fatto un’annata quasi perfetta, ora tocca a me mantenere questa mentalità vincente”. A differenza del suo predecessore che ha lasciato l'Inter per lascaire l'Italia, Benitez in terra nostrana si sente a casa: “La mentalità italiana è simile a quella spagnola, se vinciamo sarà sicuramente più facile lavorare”. Il nuovo allenatore non ha in mente di spostare gli assetti di gioco, d’altra parte lui ha fatto la sua fortuna con il 4-2-3-1 con cui Mourinho ha stravinto. Dove le cose funzionano meglio non mettere le mani perché “cambiare tutto non sarebbe intelligente”. E lui è all'Inter perché è uno intelligente.

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