Dossier illegali, "i vertici di Telecom sapevano"

Nella motivazione ai patteggiamenti dei 16 imputati, il gup di Milano chiama in causa Tronchetti Provera
di Eleonora Crisafullisabato 19 giugno 2010
Dossier illegali, "i vertici di Telecom sapevano"
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La raccolta illegale di informazioni riservate è "una gravissima intromissione nella vita privata delle persone mossa da logiche partigiane nella contrapposizione tra blocchi di potere economici e finanziari, logiche che tendono a beneficiare non già l’azienda come tale ma chi in un dato momento storico ne è il proprietario di controllo". Con queste parole il gup milanese Mariolina Panasiti ha chiamato in causa Marco Tronchetti Provera, all’epoca dei fatti presidente dei consigli di amministrazione di Telecom e Pirelli, e motivato i patteggiamenti di 16 imputati, tra i quali Giuliano Tavaroli e Fabio Ghioni e delle due società. Che Ghioni, il capo del Tiger Team, la struttura di informatici illegale interna a Telecom, avesse agito di sua iniziativa è "palesemente inverosimile, che Tavaroli ( all’epoca responsabile della security, ndr) gestisse pratiche di quel genere nel suo interesse è parimenti altamente improbabile. La ricostruzione degli avvenimenti fornita dai pm e da Telecom e Pirelli è risultata nettamente smentita dall’incartamento processuale. Le due aziende sono pervenute ad una sostanziale accettazione delle contestazioni accedendo all’applicazione delle sanzioni pecuniarie". Secondo il gup "Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un’attività che era formalmente devoluta all’esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini". E le fatture gravano sul budget della security nei bilanci delle due società. "I bilanci sono stati approvati regolarmente secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di aministrazione. In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora".