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Intercettazioni, Fini rassicura il Pd

"Non c'è fretta", priorità alla manovra economica. E Di Pietro minaccia: se il testo rimarrà così com'è, pubblicheremo le intercettazioni proibite in Italia su un sito belga
di Eleonora Crisafulli sabato 19 giugno 2010

3' di lettura

Gianfranco Fini interviene sul ddl intercettazioni e le sue parole suonano come un sostegno all'opposizione: "Non capisco la fretta di discutere un disegno di legge ordinario", dice a Benevento rispondendo a una domanda del direttore del Mattino Virman Cusenza, "guardando al regolamento di Montecitorio non sarà possibile discutere il ddl prima di luglio". Il presidente della Camera chiarisce che la precedenza in aula deve essera data alla manovra economica: "Se si conoscono il regolamento di Montecitorio e la Costituzione non ci sono dubbi nel rispondere su quale sia la priorità perché al di là delle connotazioni di merito, bisogna ricordare che l’intervento che ha deciso il governo per tenere a bada i conti pubblici deve essere discusso - ha detto Fini - massimo in 60 giorni, impossibile la reiterazione". Non c'è fretta per la legge sulle intercettazioni: "Nel calendario del mese di giugno non c'è il ddl sulle intercettazioni. Non se ne discuterà, quindi nel mese di giugno, ma è prevedibile verso fine luglio o - ha concluso il presidente della Camera - in un periodo ancora successivo". Di Pietro minaccia, pubblicherò le intercettazioni su un sito straniero- Il leader dell'Idv non si dà per vinto e annuncia dal suo blog che se la legge sulle intercettazioni entrerà in vigore nel testo approvato dal Senato, nonostante il "duro ostruzionismo" dell'opposizione, Italia dei Valori promuoverà una "campagna di disobbedienza civile" per invitare a non rispettare le nuove norme che avrà come primo atto l'apertura di un sito all’estero, in Belgio, per "pubblicare tutte intercettazioni in Italia proibite". Le polemiche di giornata - Nella mattinata ancora polemiche sul ddl intercettazioni. Fini replica a Franceschini garantendo "il corretto svolgimento dei lavori parlamentari". Dopo la richiesta del capogruppo del Pd a Montecitorio di non soffocare i tempi della discussione, il presidente della Camera rassicura l'opposizione. Tutto si svolgerà "nel puntuale rispetto delle norme regolamentari che disciplinano il procedimento legislativo". E intanto Italo Bocchino prepara il terreno per il confronto di oggi, interno al Pdl, dopo che i finiani hanno chiesto nuove modifiche al testo varato dal Senato. Mentre dall'opposizione, Bersani minaccia: "Su una cosa di questo genere non si sognino nemmeno di pensare che si possono contrarre i tempi del dibattito parlamentare. Cicchitto (che vuole risolvere la questione entro agosto) non sa a cosa va incontro". Il segretario del Pd non aggiunge altro, dando l'impressione che neanche il partito sappia ancora cosa inventarsi. Per il deputato del Pdl, invece, Berlusconi avrebbe sottovalutato il ruolo di una temibile minoranza: "Ha pensato: noi siamo il 94 per cento, loro i 6, di cosa stiamo parlando? Ma non è così. Anche a Mosca chiedevano: quante truppe ha il Papa? Ma la forza del Pontefice non sta nelle truppe, ma nei fedeli, in chi lo ascolta. Fini è un politico molto ascoltato". Insomma per Bocchino, Fini come il Papa potrebbe avere largo seguito nelle folla dei "fedeli". E dalle pagine della Stampa il vicepresidente dei deputati Pdl, lancia il suo ultimatum: "Siamo davanti ad un bivio. O c'è una svolta e nel Pdl d'ora in poi si discuterà preventivamente su ogni questione, decidendo tutti assieme; oppure noi continueremo a porre all'esterno le questioni, alleandoci con l'opinione pubblica. Alleandoci via via col mondo della cultura, con l'editoria, con la stampa, con l'opinione pubblica di centrodestra". Tra Berlusconi e Fini è molto improbabile che si torni ai vecchi tempi. "Ma la vicenda intercettazioni può rappresentare il prologo di una nuova fase", annuncia Bocchino, che chiama in aiuto, per rafforzare l'aut aut, Napolitano e il leader dell'Idv: "Ci permettiamo di dire: non basta che una legge sia approvata dal Parlamento" perché "dovrà essere firmata dal presidente della Repubblica, quasi certamente valutata dalla Corte Costituzionale, Di Pietro ha annunciato un referendum. Per evitare che sia impallinata in uno di questi tre giudizi, noi ci permettiamo di offrire valutazioni a fini migliorativi". E se la maggioranza dovesse andare avanti senza ascoltare i finiani? "Prendere o lasciare? Noi prendiamo. Più leali di così". L'intervento dei finiani non si limiterà al ddl intercettazioni. Quanto alle misure economiche, ad esempio, "non sono convinto che la manovra da 25 miliardi sia sufficiente" e "interverremo con un pacchetto di emendamenti".  Infine la giustizia: "E' indispensabile il doppio Csm, ma siamo assolutamente contrari a subordinare il pm all'esecutivo".

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