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John Lennon è morto ancora, 30 anni dopo

L'8 dicembre 1980 l'ex leader dei Beatles veniva assassinato a New York. Violenza, moralismi e furbi: il mondo di oggi lo vedrebbe sconfitto
di Giulio Bucchi domenica 12 dicembre 2010

2' di lettura

John Lennon è morto ancora, trent'anni dopo la prima. Era '8 dicembre 1980 quando Mark Chapman sparò quattro colpi di pistola all'ex leader dei Beatles, a New York. Pochi attimi prima, gli aveva chiesto un autografo. E' uno dei tanti paradossi di una vita incredibile ed infinita. Terminata a 40 anni ma sempre nell'aria, attuale. Re del pop e ideologo della rivoluzione hippie, forse suo malgrado. Pacifista a oltranza e barricadero della prima ora, baronetto di Sua Regina Elisabetta II e primo distruttore delle convenzioni sociali britanniche, lui ricchissimo, "più famoso di Gesù Cristo" e scandaloso innamorato di una giapponese, Yoko Ono. Lottava e cantava, anche quando parlava di donne, amore e fantasmi personali come l'adorata madre. Lottava per un mondo migliore. Ci credeva, lo urlava.   Eppure ha perso. Si faceva fotografare nudo, sulla copertina di "Two virgins", per spezzare tabù e ricordare che l'amore non ha confini. Oggi parlare di sentimenti in epoca di sesso ovunque e comunque è quasi blasfemo. Restituì sdegnato quel titolo di Sir. La monarchia è ancora lì, e sta per festeggiare un nuovo matrimonio reale. Era il vertice sperimentale dei Beatles, mai serioso ma sicuramente più coraggioso. Alla fine, l'ha spuntata il guascone Paul McCartney, insieme a Ringo l'unico ancora in vita dei Fab Four e quello che, per soldi e fama, se la passa meglio. Combatteva contro il Vietnam, sicuramente avrebbe trovato pane per i suoi denti da polemista e anti-conformista anche in questi anni di falsi moralismi e menzogne passate per verità. Ma al suo fianco avrebbe trovato quei furbetti di Bono Vox e Jovanotti. E forse non avrebbe gradito. Ha perso perché, a 30 anni dalla sua morte, quasi tutti lo ricordano ancora per quel carrozzone di buoni sentimenti, molto naif e abbastanza scontato, che si chiama "Imagine". Ecco, prendete tutti quei "there's no heaven" o "there's no countries" o "living life in peace" e dimenticateli. Lennon no, non dimenticatelo. Era un sognatore, e forse è stata l'unica sua colpa.   Claudio Brigliadori

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