Casa di Montecarlo, Fini graziato dai Pm

La procura di Roma chiede l'archiviazione per il Presidente della Camera: "Insussistenza di azioni fraudolente". L'ex leader di An e il tesoriere Pontone erano stati iscritti nel registro degli indagati per truffa aggravata
di domenico d'alessandrosabato 30 ottobre 2010
Casa di Montecarlo, Fini graziato dai Pm
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La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla casa di Montecarlo donata ad Alleanza Nazionale da una nobildonna, la contessa Colleoni. La richiesta, basata sull'"insussistenza di azioni fraudolente", è stata avanzata nel pomeriggio di martedì. Ora tocca al giudice per le indagini preliminari decidere se archiviare o meno l’inchiesta sulla vendita a una società off-shore della casa di Montecarlo. La decisione del gip arriverà nelle prossime settimane. In una nota dei pm si legge che "nessun artificio e raggiro si rilevava nella condotta di alienazione dell’immobile, decisa e attuata dal presidente dell’associazione/partito, rappresentante della stessa e titolato a disporre del suo patrimonio. Trattandosi di associazione non riconosciuta, non era neanche ipotizzabile qunto previsto dall’articolo 2634 del codice civile, prevista per gli amministratori di società". Il caso e la denuncia - Il procuratore Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pierfilippo Laviani, che avevano aperto un’inchiesta dopo la denuncia presentata da due esponenti de La Destra di Francesco Storace (Roberto Buonasorte e Marco Di Andrea), avevano deciso di iscrivere sul registro degli indagati il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il senatore Francesco Pontone, che in qualità di tesoriere di An curò la vendita dell’appartamento. I due magistrati, però, hanno deciso di chiedere l’archiviazione del fascicolo contro i due. I magistrati avevano iscritto Fini e Pontone dopo l'audizione di quest'ultimo e l'acquisizione di atti e documenti presso la sede di An in via della Scrofa a Roma. Secondo gli inquirenti non c'è stata "nessuna truffa per difetto assoluto di uno degli elementi costitutivi del reato". Secondo i due esponenti de La Destra, la truffa consisteva nella vendita dell'immobile (era il 2008) per circa 300mila euro, una cifra molto al di sotto del valore di mercato rispetto al momento dell'acquisto, avvenuto nel 1999. I denuncianti potranno adesso presentare opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento. Il Principato di Monaco e l'ente che si occupa delle vendite degli immobili nello Stato monegasco hanno comunicato che "il valore di mercato dell’immobile era triplicato al momento dell’alienazione rispetto a quello dichiarato a fini successori (273mila euro). Tale valutazione - rilevano i pm - è stata effettuata in astratto, senza tener conto delle condizioni concrete del bene, descritto dai testi come fatiscente. Qualsiasi doglianza, quindi, sulla vendita a prezzo inferiore non compete, per queste ragioni, al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile". Fini e Pontone erano indagati - Secondo le agenzie, le iscrizioni di Fini e Pontone sono state fatte dalla Procura dopo la ricezione di documenti dal Principato di Monaco e dell’acquisizione di atti da Alleanza Nazionale. Il Presidente della Camera è stato iscritto in quanto è colui che ha deciso la vendita dell’immobile, mentre Pontone in quanto colui che ha provveduto materialmente alla vendita dell’immobile. Quest’ultimo il 14 settembre scorso è stato sentito in Procura nell’inchiesta sulla casa data in affitto a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del presidente della Camera. Pontone è appunto colui che, su autorizzazione di Fini ha curato nel luglio del 2008 le procedure per la vendita dell’abitazione. Ai microfoni di SkyTg24, però, Pontone smentisce l'iscrizione nel registro degli indagati del suo nome e di quello di Fini: "Non siamo stati mai indagati, eravamo soltanto stati invitati come testi dalla Procura della Repubblica di Roma, ma niente di più". Gli avvocati - "Presenteremo nelle forme e nei tempi previsti dal codice opposizione alla richiesta di archiviazione. Perchè riteniamo che i diritti della signora Colleoni siano stati lesi": lo ha dichiarato il legale della contessa Colleoni, la nobildonna che aveva donato ad Alleanza Nazionale l'immobile di Montecarlo. L'avvocato è Marco Di Andrea, il cui esposto ha fatto scattare la vicenda. Il legale prosegue: "Il presidente Fini ha politicizzato e molto una questione che per noi è stata sempre giuridica. La denuncia depositata da me e da Roberto Bonsignore, non era quella di due militanti della Destra, quali siamo. Ma di due amici della contessa Colleoni e che l’avevano presentata allo stesso Fini. Intanto ci opporremo davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale penale. Poi valuteremo il civile. Certo è che bisogna vedere - prosegue Di Andrea - se siamo o meno legittimati ad azionare la causa. Se ci fossero con noi esponenti del Pdl che provengono da Alleanza nazionale forse sarebbe più facile". Le reazioni - Il senatore di Futuro e libertà ed ex tesoriere di An Francesco Pontone, indagato "a sorpresa" insieme a Fini, alla notizia della richiesta di archiviazione ha dichiarato: "Sono contento e soddisfatto. Chi iniziò questa azione sballata contro il Presidente della Camera Fini, la sua famiglia e contro me ha avuto ciò che si meritava. Ora continua la battaglia politica contro quelli che si illudevano di poter bloccare l’azione del Presidente della Camera dei Deputati". "Il processo breve, brevissimo si applica solo a Gianfranco Fini - ha scritto in una nota Francesco Storace, leader de "La destra" - In poche settimane lo si scrive nel registro degli indagati per truffa e poi si decide che 'va assoltò... In compenso, si ammette che c'è stato il danno per aver svenduto la casa di Montecarlo finita al cognatino. Proviamo ad indovinare che cosa sarebbe successo a un cittadino comune. Ovviamente ci sarà opposizione documentatissima a quella che per ora è solo una richiesta della Procura di Roma", ha concluso Storace, uno dei principali accusatori del Presidente della Camera. Il braccio destro di Fini Italo Bocchino, a Repubblica Tv, ha affermato: "Non facciamo nessun commento perchè questa non è una notizia politica, ma è una valutazione che la procura ha fatto. Noi il dibattito, il confronto e anche lo scontro siamo disponibili a farlo su questioni politiche e questa non era e non è mai stata una questione politica".