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Spagna, Moody's toglie una A

Zapatero è pronto a varare una rigorosa legge di bilancio. Tagli al re e ai ministeri, tranne la ricerca e l'istruzione
di carlotta mariani giovedì 30 settembre 2010

2' di lettura

Il giorno dopo il grande sciopero che ha immobilizzato Madrid e Barcellona, la Spagna perde una A. L’agenzia internazione Moody’s ha tagliato il rating del Paese iberico da AAA ad Aa1 con outlook stabile. Motivi della scelta, spiegati in una nota, sono la preoccupazione per le prospettive economiche della Spagna, soprattutto del settore edilizio e immobiliare, e il deterioramento della forza finanziaria del governo. La decisione è linea con quanto già detto da altre due grandi agenzie, Standard & Poor's e Fitch, che avevano declassato la Spagna rispettivamente  alla fine di aprile e alla fine di maggio. Il mercato era già preparato al taglio, anzi pensava a un giudizio più drastico. Il differenziale di rendimento tra i titoli decennali spagnoli e il corrispondete bund tedesco si è ridotto di 11 punti base a 185 punti. Il giudizio di Moody's mette ancora più sotto pressione il governo Zapatero che ha preparato la più severa legge di bilancio degli ultimi 30 anni. Presentata dal ministro dell'Economia Elena Salgado come "austera" ma anche come uno "stimolo alla ripresa economica", secondo i sindacati dovrebbe servire a correggere anche gli effetti della riforma del mercato del lavoro approvata da poco. I tagli riguardano soprattutto i ministeri che vedranno calare del 16% i fondi a disposizione. A soffrire meno saranno quello della ricerca e sviluppo e quello dell’istruzione. Aumenterà del 44% l'aliquota marginale dell'Irpef dei redditi superiori ai 120mila euro l'anno, e al 45% di quella dei redditi superiori ai 175ila euro. La normativa colpirà anche il re Juan Carlos I e la sua famiglia che ora riceveranno 'solo' 8,43 milioni di euro, rispetto agli 8,9 dell'anno scorso. Il taglio è stato proposto espressamente dal monarca che ha voluto dimostrare la sua sensibilità alla crisi che sta colpendo il Paese. In questo modo, il governo prevede un riduzione del rapporto deficit/Pil al 6% e le entrate fiscali aumentaranno del 6,1% rispetto al 2009. Il voto finale del Parlamento è previsto per il 10 e 11 novembre. Se la Camera Alta proporrà degli emendamenti, l’iter sarà definitivamente approvato entro il 23 dicembre.

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