La decisione di attuare la cassa integrazione da parte della Fiat "non è opportuna e in questo momento rende più difficile questa vertenza". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola parlando a SkyTg24 e ricordando che pur avendo contatti continui con la Fiat «non sapevamo che avesse deciso» la Cig. Scajola, in vista del tavolo aperto su Termini Imerese, ha comunque espresso l'augurio «che si possa rannodare il filo». Intanto, dopo la pubblicazione dei dati di bilancio lunedì, il titolo Fiat continua la discesa in Borsa. Mercoledì le azioni sono arretrate del 4,86% chiudendo a 9 euro. Due settimane di stop in tutti gli stabilimenti italiani di Fiat Auto, l'ultima di febbraio e la prima di marzo. 30.000 lavoratori andranno in cassa integrazione dal 22 febbraio al 5 marzo. Una decisione di cui molti nei sindacati non ricordano precedenti, mentre qualcuno parla di un provvedimento analogo nel 2001, quando c'era alla guida Paolo Cantarella e fu varato un pesante piano di ristrutturazione. E anche allora era “in ballo” il rinnovo degli incentivi da parte del governo. Il mercato - spiega il ministro- è stato in qualche modo drogato, in modo specifico l'anno scorso negli ultimi mesi con grande recupero di vendite Scajola ha definito la Cig come un "effetto boomerang degli incentivi". "Il mercato - spiega il ministro- è stato in qualche modo drogato, in modo specifico l'anno scorso negli ultimi mesi con grande recupero di vendite. Per cui ci aspettavamo che a gennaio la domanda sarebbe stata in forte calo. La cassa integrazione serve proprio ad adeguare la produzione alla domanda. E’ quindi uno strumento previsto per mantenere i posti di lavoro, per riuscire a far tornare i conti". Sugli incentivi il ministro precisa che "stiamo valutando di ripetere gli incentivi non soltanto nel settore dell’auto, ma anche per altri settori per rilanciare i consumi. Non c'è dubbio - aggiunge - che gli incentivi sono un fenomeno che turba l’andamento normale del mercato. Tant'è vero che stiamo pensando di farlo per un periodo limitato con cifre meno consistenti per accompagnarlo fino alla cessazione degli incentivi". Gli incentivi, dice ancora Scajola, "non sono un problema solo Fiat ma riguardano tutte le case automobilistiche"Sacconi: "Così si interrompe il dialogo" Una decisione “a freddo”, commenta il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e che “interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale”. Filo che il governo spera di ricucire “al tavolo dedicato al gruppo Fiat” in programma venerdì. Il mercato dell'auto non va bene e anche a Piazza Affari i timori hanno un nuovo contraccolpo: il titolo, che ieri aveva perso il 3,7%, cede lo 0,79% e chiude a 9,46 euro. Motivo dello sciopero: calo degli ordini - L'Unrae stima per gennaio, a causa dell'incertezza sui tempi del rinnovo degli incentivi, un calo degli ordini del 7% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Ed è proprio questa, spiega la Fiat, la motivazione dello stop delle fabbriche: “dopo il periodo positivo di fine 2009, gli ordini si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi”. Il Lingotto prevede che “questo andamento negativo continui” e ritiene quindi necessario “adeguare i livelli produttivi alla domanda”. “L'azienda un giorno annuncia la distribuzione degli utili, il giorno dopo la cig. Si tratta di uno schiaffo alla condizione dei lavoratori”, osserva il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini secondo il quale il blocco della produzione “è anche uno strumento di pressione nei confronti del governo”. La crisi - commenta Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom - non è per niente finita. Forse abbiamo toccato il fondo ma sul fondo stiamo ancora camminando “La crisi - commenta Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom - non è per niente finita. Forse abbiamo toccato il fondo ma sul fondo stiamo ancora camminando”. Per Eros Panicali della Uilm “la decisione della Fiat è un segnale contraddittorio perchè la Fiat non ha problemi di sovraproduzione”, la Fismic parla di “segnale molto grave” e chiede “misure energiche da parte del governo”. “Il tema ancora non risolto è quello del futuro strategico di Fiat, dal quale poi discendono una serie di altri problemi come quello di Termini Imerese”, sostiene il ministro del welfare Maurizio Sacconi, mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ribadisce che il Lingotto per risolvere i problemi del lavoro deve portare la produzione di auto in Italia a un milione e 100 mila auto all'anno. In attesa del tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo Economico, continuano le proteste dei lavoratori: a Pomigliano i 38 lavoratori a cui la Fiat non ha confermato il contratto a fine anno sono saliti sul tetto minacciando di darsi fuoco, mentre a Termini Imerese gli operai dell'indotto hanno bloccato l'ingresso dei Tir ai cancelli della fabbrica. Sempre nella cittadina siciliana restano sul tetto, dove hanno passato già sette notti, i dipendenti della Delivery Mail, l'azienda a cui la Fiat ha ritirato l'appalto per la pulizia dei cassoni.