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Abete e Cannavaro. "Dobbiamo ripartire"

All'indomani del fallimento azzurro, si prova a voltare pagina in vista del capitolo Prandelli
di Roberto Amaglio sabato 26 giugno 2010

3' di lettura

Il day after dell’Italia pallonara fa rima con autocritica totale: autocritica dei vertici federali, autocritica della squadra azzurra, autocritica del sistema calcio nazionale. Insomma, per dirla alla Gino Bartali (scusateci questo salto sportivo), “L'é tutto da rifare”. Non ancora preso l’aereo che riporterà gli abbacchiati giocatori azzurri in Italia, dal Sudafrica hanno parlato come atteso il Presidente Federale Giancarlo Abete e l’ormai ex capitano Fabio Cannavaro. I temi sono quelli già ampiamente trattati in queste 24 ore di processo nazionale: grande rammarico e preoccupazione soprattutto per il futuro, considerata la scarsa qualità (tecnica e di personalità) dei giocatori visti in campo e, soprattutto, i pochi ricambi che si vedono all’orizzonte. Abete – Ovviamente il primo passo del presidente FIGC è quello di tornare sulla fallimentare missione in Sudagrica. "Due anni fa ho fatto una scelta che è quella di Marcello Lippi che non rinnego. Non farò il volta gabbana. Mi assumo tutte le responsabilità della scelta del tecnico, come lo è stato per Donadoni e per Prandelli. Rimane comunque la gratitudine per quanto fatto da Lippi in questi anni”. Chiuso un capitolo orribile, rischia di aprirsene un altro sicuramente non facile. “Bisogna avviare una riflessione sulla crisi strutturale del calcio italiano, tuttavia abbiamo la necessità assoluta di una ripartenza; noi non possiamo intristirci ma abbiamo il dovere e l'obbligo di ripartire. Questo dovere richiede assunzione di responsabilità e condivisione di responsabilità”. E a ingranare la prima marcia verso il nuovo quadriennio sarà Cesare Prandelli, il quale sarà presentato l’1 luglio. "Prandelli è stato scelto non per il suo carattere ma per il tasso tecnico, per la capacità di lavorare con i giovani e di essere in una piazza come Firenze un punto di riferimento. L’obiettivo con Prandelli ct è quello di fare un’operazione di lungo periodo, finalizzato al prossimo Mondiale in Brasile". Cannavaro – “E' vero che ho pianto e non mi vergogno a dirlo, perchè dopo 14 anni in questo ambiente uscire così fa male, nessuno si aspettava di andare a casa dopo il girone". Si apre così la conferenza stampa del difensore azzurro, apparso il lontano parente di quel muro visto in Germania nel 2006. "L'elmetto dobbiamo mettercelo tutti, perchè è giusto prendersi gli elogi quando vinci e le critiche quando le cose non vanno bene. Noi ci mettiamo la faccia e anche Lippi lo ha fatto, difendendo la squadra e mettendosi davanti per proteggerci. Tuttavia ad andare in campo siamo stati noi”. Ormai da ex, quale è l’opinione di Cannavaro a riguardo della nazionale che verrà? “Prandelli è un bravo allenatore e sa da dove ricominciare. Tuttavia il calcio italiano deve guardare al futuro, pensare a migliorare, altrimenti, se restiamo così, ci vorranno altri 25-26 anni per vincere un Mondiale e un Paese come l’Italia, che vive di calcio questo non può permetterselo. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di fare cose diverse. È innegabile infatti che l’Italia non sta fornendo materiale come quello della mia generazione. Abbiamo giocatori buoni ma non di prima fascia e la colpa è anche dei club: devono capire che il fallimento della nazionale è anche il loro. Abbiamo vinto una Champions League con l’Inter, ma gli italiani erano pochi. Anche nel settore giovanile, la gente che va allo stadio, tutti dobbiamo crescere. Bisogna cambiare: il percorso non è quello di adesso". Riflessione – Fatte salve tutte le responsabilità dell’entourage azzurro in questa missione sudafricana (da Abete e Lippi in giù), teniamo a sottolineare un altro dato su cui pochi si sono soffermati e che può fotografare bene il trend qualitativo del calcio nostrano. Qualcuno di voi si ricorda la mitica Under 21 azzurra, quella che con Cesare Maldini e Claudio Gentile in panchina inanellava vittorie a fiotti e gli Europei di categoria del 1992, 1994, 1996, 2000 e 2004? Paragonate quelle formazioni che vedevano al loro interno i Buffon, i Pirlo, i Panucci, i Cannavaro, i Nesta i Totti, i Del Piero e i Vieri con quelle attuali. Forse capirete che, essendo giunto al capolinea questo ciclo vincente,  il disastro azzurro nasce da lontano.

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