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Crisi, l'allarme della Fed demoralizza le Borse. Bruciati 103 miliardi di euro

Secondo la banca centrale "il ritmo della ripresa Usa sta già rallentanto". Milano meno 3,2%. Vola, invece, la Germania
di Roberto Amaglio sabato 14 agosto 2010

2' di lettura

Non poteva che andare così la seduta finanziaria odierna. Dopo che ieri la Federal Reserve ha ritoccato al ribasso le stime di crescita degli Usa, in tutto il mondo i mercati finanziari hanno perso terreno, anzi, per qualcuno si è trattato di segni "meno" pesanti: il Footsie-Mib ha perso il 3,2%, dato analogo a quello di Madrid, per Parigi -2,74%, Francoforte si è fumato l’2,1%, mentre Londra ha chiuso la seduta con un -2,44%. In calo anche l’euro, finito sotto 1,30 dollari. A conti fatti, un mercoledì grigio che ha ha fatto andare in fumo 103 miliardi di euro di capitali. Le ripercussioni negative non si fanno attendere nemmeno a Wall Street, dove il Dow Jones sta scivolando dell’1,90% e il Nasdaq sta lasciando per strada il 2,5%. Crescita già finita? – Ad alimentare il pessimismo degli operatori di mercato, come si diceva, i contenuti della nota diffusa martedì dal Comitato di Politica Monetaria della Federal Reserve. "Il ritmo della ripresa dell’economia Usa è rallentato negli ultimi mesi, e nel breve periodo, è destinato a essere più moderato del previsto. I prestiti bancari hanno continuato a contrarsi; la crescita di produttività e occupazione, infine, è rallentata nei mesi recenti. La spesa per consumi sta gradualmente aumentando ma rimane frenata dall’alta disoccupazione, la crescita modesta dei redditi, il minor benessere delle famiglie e la restrizione nella concessione di credito". Boom Germania – In questo scenario poco edificante, l’unica notizia positivia (per altro giornalistica) arriva dalle pagine de "Die Zeit". Secondo il quotidiano tedesco, il prodotto interno lordo tedesco per il 2010, calcolato sulla crescita registrata tra maggio e giugno, dovrebbe aumentare del 7,8%, ma potrebbe anche raggiungere l’8,2 su base annua. Insomma un passo paragonabile solo al colosso cinese. Per il momento, però, tale valutazione non ha trovato riscontri sugli indici di mercato odierni.

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