La crisi non è mai uguale per tutti. In Fiat, per esempio, c'è chi come i top manager Sergio Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo si porta a casa alcuni milioni di euro anche in un anno di crisi come il 2009. E chi, come i dipendenti di Termini Imerese, non sa se dall'anno prossimo avrà ancora un posto di lavoro. Stipendi stellari- Nel 2009 il compenso ricevuto dall'amministratore delegato della Fiat, Marchionne, è stato di 4,78 milioni di euro, di cui 1,35 milioni a titolo di bonus. Il presidente Montezemolo ha percepito, anche in forza della carica di presidente della Ferrari, 5,17 milioni di euro. Il meno "fortunato" è John Elkann, nipote prediletto di Gianni Agnelli, cui in qualità di vicepresidente sono andati solo 631 mila euro. Elkann, però, non ha solo l'incarico di vicepresidente Fiat. I suoi principali proventi gli vengono, oltre che dalle cedole in qualità di azionista di maggioranza di Fiat, Exor e tutte le società della galassio Agnelli, dal suo incarico di presidente Exor (holding di controllo della Fiat, quotata in Borsa). Mancati incentivi - Nel progetto di bilancio del gruppo Fiat, dove sono pubblicati gli stipendi dei manager, si legge anche che senza gli incentivi governativi per il settore dell'auto l'azienda si aspetta di chiudere il 2010 con un risultato netto «vicino al break-even» (cioè in pareggio) e con ricavi attorno ai 50 miliardi di euro. Il dato è nettamente inferiore rispetto alle stime fatte in caso di presenza degli incentivi. "Gli obiettivi per l'anno in corso - si legge nel bilancio - sono fortemente condizionati da mancato rinnovo in Italia degli eco-incentivi all'acquisto di autovetture". Nell'ipotesi di rinnovo degli incentivi, gli obiettivi Fiat erano di 52-53 miliardi di euro di ricavi, un utile della gestione ordinaria di 1,5 miliardi e un utile netto compreso tra i 200 e i 300 milioni.