Una partenza al buio. Il 60esimo Festival di Sanremo è partito proprio così perché Paolo Bonolis e Luca Laurenti hanno iniziato il loro numero a luci spente. È stato anche l’unico vero momento di comicità e puro divertimento di una serata priva di elettricità, sicuramente in netto contrasto con l’energia di Bonolis e Laurenti. Undici milioni gli italiani davanti alla tv. Antonella Clerici ha essenzialmente presentato i cantanti: a farle da spalla, per così dire, Antonio Cassano, calciatore della Sampdoria e brillante protagonista di un’intervista divisa in più parti per sostenere la Clerici, che è sembrata accusare il peso di affrontare da sola un palco così importante. La serata ha conosciuto anche il brivido sexy di Dita Von Teese, la diva del burlesque che si è apparsa seminuda nel suo numero più celebre, il bagno nella coppa di champagne. Finalmente, poi, si è conclusa la vicenda Morgan: Antonella Clerici ha letto alcuni versi della canzone eliminata “per doping”, ha preso posizione contro la droga e ha rivolto a Morgan e “a tutti quelli come te” l’augurio di ritrovarsi. Toto Cutugno, Nino D’Angelo e il trio composto da Pupo, Emanuele Filiberto e dal tenore Luca Canonici sono stati i primi eliminati: giovedì si giocheranno i due posti dei ripescati insieme con i due eliminati nella serata di domani. Di sorprendente poco. L’unico fuori programma sono stati i fischi per il trio Pupo, Emanuele Filiberto, Luca Canonici, per altro compensati dallo sventolio di bandiere finale. Il principe tanto contestato per la sua "r" francese, ha comunque stupito per non essere stato così stonato come lo si aspettava. Forse i critici sono stati troppo severi a priori? Per quel che riguarda la gara, Malika Ayane ha confermato di essere l’interprete di maggiore classe e originalità, con un pezzo fuori dagli schemi, “Ricomincio da qui”. Irene Grandi è stata un po’ al di sotto delle aspettative con la sua performance in “La cometa di Halley”, che resta uno dei migliori pezzi del Festival. Della pattuglia dei “talent boys”, i due che se la sono cavata meglio sono stati Marco Mengoni, con “Credimi ancora”, e Noemi, con “Per tutta la vita”; Valerio Scanu ha pagato lo scotto dell’emozione. Arisa è davvero un personaggio: “Malamorenò” è accattivante e le sorelle “en travensti” Marinetti Sisters sono impagabili. Divertente, come nei brani degli esordi, Simone Cristicchi con il suo ritratto umoristico dell’Italia, con l’incedere Sarkonò-Sarkosì di “Meno male”. Povia, da possibile “caso” del Festival è tornato a essere l’interprete di una canzone non memorabile, “La verità”; Enrico Ruggeri è stato molto professionale con “La notte delle fate”, Irene Fornaciari e i Nomadi con “Il mondo piange” e i Sonohra con “Baby” non hanno certo aiutato a decollare la serata. A rappresentare la musica internazionale solo Susan Boyle.