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Il Papa: "Basta violenze sui discepoli di Cristo"

"Amarezza per attacco a chiese cristiane nel mondo", in Nigeria 32 morti. Procreazione, "Bimbi hanno bisogno di padre e madre"
di Andrea Tempestini domenica 26 dicembre 2010

3' di lettura

Benedetto XVI ha manifestato "grande tristezza per l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria". La terra", ha aggiunto il Santo Padre domenica 26 dicembre, "si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo". Un duro monito che segue di poche ore quello rivolto alla Cina nel messaggio Urbi et orbi, che ha indotto il governo di Pechino ad oscurare in tv il discorso del Santo Padre. "In questo tempo del Santo Natale", ha continuato il Pontefice, "il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo". "SENTITO CORDOGLIO" - "Desidero esprimere", ha detto ancora Ratzinger, "il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità". Ricordando "l’odierna celebrazione della Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode", il Papa ha esortato i circa 50 mila fedeli presenti in piazza San Pietro a pregare per "tutti coloro, e in particolare le famiglie, che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza". "Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace". NUOVI ATTACCHI IN NIGERIA - E intanto, nel week-end di Natale, per i cristiani nigeriani non c'è stato un attimo di tregua. Anche nella mattina del 26 dicembre hanno subito nuovi attacchi, nonostante l’appello del Santo Padre. La città di Jos anche oggi è teatro di scontri con i musulmani: "Le case sono state incendiate, e vedo feriti coperti di sangue che vengono trasportati in ospedale dagli amici", ha riferito un testimone. Gli scontri fanno seguito alle esplosioni a catena a Jos, che alla vigilia di Natale hanno provocato la morte di almeno 32 persone e il ferimento di altre 72. Sei i morti, tra i quali un sacerdote, in altri attacchi durante la messa compiuti da presunti estremisti islamici contro due chiese a Maiduguri, nel nord-est del più popoloso Paese africano. A Jos arriverà oggi il vicepresidente Namadi Sambo, per tentare di «sedare la crisi», ha affermato un portavoce. SULLA PROCREAZIONE - "La nascita di ogni bambino", ha detto il pontefice cambiando il fuoco del discorso e ricordando la nascita di Gesù, "porta con sé qualcosa di questo mistero. Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: 'Questo bambino è un dono, un miracolo'. In effetti, gli esseri umani", ha puntualizzato Joseph Ratzinger, "vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il 'segno' per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli. Quant'è importante allora, che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia. Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l'amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell'amore del padre e della madre. È questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte prove, come quella", ricordata nel Vangelo secondo Matteo, "della 'strage degli innocenti', che costrinse Giuseppe e Maria a emigrare in Egitto. Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un'infanzia serena e una solida educazione". SUI PROFUGHI - "In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode", ha quindi continuato il Papa, "ricordiamo anche tutti coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell`intolleranza. Vi invito, quindi, a unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace".

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