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Venerdì 17, perché porta sfortuna?

Secondo alcuni oggi è un giorno catastrofico. Il Cicap lancia la Giornata anti-superstizione per sfatare questo mito
di carlotta mariani sabato 18 settembre 2010

2' di lettura

Venerdì 17. C’è chi si barrica in casa, chi gira con strani amuleti ma anche chi se ne frega. Ma perché questo giorno dovrebbe portarci sfortuna? Nell’Antica Grecia, i seguaci di Pitagora odiavano il 17 perché si trovava in mezzo a due numeri perfetti come il 16 e il 18. Nell’Antico Testamento si legge che il giudizio universale iniziò il 17esimo giorno del secondo mese. Forse, il motivo principale di questa superstizione, però, è una eredità medievale. Sulle tombe, i romani scrivevano VIXI, ho vissuto quindi sono morto. Una parola non molto allegra che nei tempi bui del Medioevo, dove l’analfabetismo era molto diffuso, venne confusa con XVII, il 17 secondo il sistema numerico romano. Il venerdì invece si pensa sia sfortunato perché, nella tradizione cristiana, è il giorno della morte di Gesù Cristo.  Se si uniscono in una sola giornata questi due fattori, per i superstiziosi, si rischia la catastrofe. Solo in Italia, però. Gli anglosassoni sono ‘terrorizzati’ dal venerdì 13 mentre Spagna, Grecia e Sudamerica tramano quando il calendario segna martedì 13. Paese che vai, usanze che trovi ma niente paura, non c’è niente di vero. Per confermarlo, venerdì 17 alle 17.17, inizia la ‘Giornata anti-superstizione’ organizzata dal Cicap, il Comitato italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. L’iniziativa si svolgerà nella libreria  ‘Books in the Casba’ di Genova ma è rivolta a tutte le città italiane. Come fare per partecipare? Semplice, o quasi. Basta indossare un vestito viola, rompere un specchio, versando il sale in terra con una mano e aprendo un ombrello dentro casa con l’altra, per poi passare sotto una scala aperta mentre un gatto nero vi attraversa la strada.  "La giornata anti-sfiga - racconta Silvano Fuso, docente di fisica - vuole smitizzare, anche attraverso momenti di puro divertimento, certi comportamenti e certe abitudini che non hanno alcun fondamento".

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