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Londra, attende 12 ore una risposta del call center

A partire dalle 11di sera lei e il compagno si sono dati il turno alla cornetta. Al risveglio sentivano ancora la musica di sottofondo
di Tatiana Necchi sabato 18 settembre 2010

2' di lettura

Ha aspettato per oltre 12 ore al telefono una risposta. La protagonista della vicenda è Tanya Davis, di 26 anni e residente nella zona a sud-est di Londra, nel Kent, a raccontare la sua esperienza al giornale britannico Daily Mirror. Per fortuna si trattava di un numero verde perché l’operatore, che si trovava a 10mila chilometri di distanza, esattamente in India, non ha mai risposto. Tutto per colpa della connessione internet che non andava. La donna aveva già provato a chiamare una ventina di volte ma le avevano sbattuto bruscamente il telefono in faccia. Così un  po’ per disperazione e un po’ per sfida, la 26enne ha contattato il call center della Virgin Media, una società di servizi della pay tv connettività e telefonia mobile. La sua maratona è iniziata verso le 23 di sera. Tanya  racconta: «Dopo aver aspettato per un'ora il mio compagno mi ha dato il cambio e io mi sono sdraiata sul divano. Tutto ciò che potevamo sentire erano canzoni di un nastro registrato. La più irritante era “Oops, I did it again!” di Britney Spears». Poi la ragazza e il suo compagno hanno deciso di andare a letto lasciando che l'attesa continuasse: «Scherzavamo sul fatto che ci saremmo risvegliati ancora in attesa dell'operatore». E infatti al risveglio c’è stata una sorpresa: «Non potevo credere che la canzone di Britney Spears stesse ancora strombazzando rumorosamente». Ma l’attesa non si è conclusa lì: Tanya ha poi chiamato un numero britannico e anche in quel caso è stata messa in attesa fino a quando un operatore della Virgin le ha risposto. Dopo aver raccontato la vicenda si è sentita dire: “O mio Dio, davvero?". Insomma: oltre il danno anche la beffa. Ora l'azienda sta investigando sui motivi di tale attesa e scusandosi con Tanya per la sfortunata vicenda, le ha accreditato 30 sterline.

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