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Benedetto XVI: "Nei media c'è inquinamento dello Spirito"

Al via "Testimoni digitali", convegno su internet organizzato dalla Cei. Moltissime le adesioni: segno di fiducia verso una Chiesa "sotto attacco"
di Albina Perri sabato 24 aprile 2010

5' di lettura

"Quali animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto i moderni mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio". Lo ha detto il Papa agli operatori delle comunicazioni sociali impegnati nei media promossi dalla Cei e dalle diocesi italiane: "Vi esorto a percorrere animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità".  E ancora: "Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in questo una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo con il Signore. Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale." I pericoli del web - Papa Ratzinger benedice la presenza della Chiesa sul web ma mette in guardia dai pericoli del web, che "separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno". Per Benedetto XVI, con internet "aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona. Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività. La rete manifesta, dunque, una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide". Nel mondo della comunicazione, oggi "si assiste a un inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia". Fattori di umanizzazione - Per Bendetto XVI "i media possono diventare fattori di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali". Ma "ciò richiede che essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale. Solamente a tali condizioni il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete. Questo Convegno punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz'anima, oggetti di scambio e di consumo". Segue l'articolo di Caterina Maniaci Potrebbe essere letto in molti modi diversi, il convegno organizzato a Roma dalla Conferenza Episcopale Italiana dal titolo  "Testimoni digitali" e che si chiuderà oggi con una udienza dal Papa. Potrebbe essere letto come un primo test di “massa” per verificare la presenza e l’adesione del mondo cattolico ad una iniziativa voluta dalla Cei nel momento in cui il Pontefice e la Chiesa sono “sotto attacco” mediatico e devono concretamente affrontare lo scandalo dei sacerdoti pedofili dilagato un po’ ovunque. E se si guarda alle adesioni e alla partecipazione al convegno, bisogna ammettere che è massiccia e coinvolta: un segno positivo, che trasmette un’immagine entusiasta e convinta della coesione dei cattolici impegnati, siano consacrati o siano laici. E poi c’è un aspetto da non sottovalutare: si moltiplicano i siti e i blog che diffondono i messaggi, le omelie, i testi di Benedetto XVI e che, di fatto,  ne sono i sostenitori. Insomma, i cattolici navigano nella Rete e da protagonisti. E si dimostra che la Chiesa non guarda da lontano, con diffidenza o con sufficienza, ai nuovi mezzi tecnologici e alla cultura a cui hanno dato vita, ma, come è propria vocazione, li “abbraccia”, li usa e li “legge”, nell’ottica della fede. Nella tre giorni di convegno, con ospiti, interventi, studi e presentazione di realtà del tutto inedite, esce anche un ritratto fuori dagli schemi dei   ragazzi di oggi - che i sociologi chiamano "nativi digitali" – ma che praticano concretamente una "cultura della convergenza" che connette vecchi e nuovi media. Lo afferma uno studio dell’Università Cattolica presentato appunto al convegno. Se il web in  particolare, consente forme di fruizione più articolate (in particolare Facebook e altri social network), "caratterizzate insieme dalla personalizzazione dei tempi e dalla condivisione dei gusti con la propria 'rete di prossimità”, ossia la televisione, da parte sua, "conserva il ruolo di medium in grado di produrre materiali che non semplicemente vengono consumati". Con gli amici si condividono infatti proprio dalla televisione "risorse e immaginari da spendere nella vita sociale: l’universo televisivo e le sue narrazioni rappresentano uno sfondo costante, un punto di riferimento rispetto al quale - grazie alla rete Internet e nella rete dei propri pari - si fanno glosse, si prendono posizioni - anche critiche - sui temi affrontati nelle narrazioni tv". Insomma, "si condividono o si discutono valori, assunzioni, dinamiche". Il web, dunque, non soppianta la tv ma anzi rende più consapevole la sua fruizione da parte dei giovani “digitalizzati”. In ogni caso, per saperne di più su questo e sui moltissimi altri temi affrontati si può entrare nel sito www.testimonidigitali.it E per tornare ai siti di diffusione del magistero papale e della Chiesa in generale, un fenomeno da rilevare sono i duemila utenti registrati e più di seicento accessi giornalieri, che segnano la crescita di www.prexcommunion.com, il social network dedicato alla spiritualità e alla preghiera.Il primo facebook della preghiera è come occasione d’incontro di fede sul web e ha risposto alla richiesta di maggior accesso alla Parola. Qui si creano spazi personalizzati in cui dialogare con altri fedeli attraverso i forum di discussione e con aggiornamenti sui principali eventi del mondo cattolico. Nella home page si condividono le proprie intenzioni di preghiera, pregano per le intenzioni altrui: infatti è disponibile un supporto digitale che guida i fedeli nella corretta recita del Santo Rosario. L'accesso alla testi sacri, la proposta di meditazione di alcuni brani del Vangelo è stata inserita in risposta alla richieste degli utenti, grazie al contributo di teologi e di ordini ecclesiastici che hanno collaborato con testi di spiegazione. di Caterina Maniaci

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