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Ambiente, in Italia giù i gas serra

I dati dell'Ispra segnano qualche timido miglioramento tra il 2007 e il 2008
di Roberto Amaglio sabato 24 aprile 2010

2' di lettura

Il miraggio del 20-20-20 fissato dal protocollo di Kioto è ancora lontano, ma da oggi forse l'Italia e l'Europa si scoprono un po' più ambientaliste. E' stato infatti presentato a Roma l'Inventario nazionale dell’ISPRA. Tra i dati più rilevanti riguardanti lo Stivale, il calo del 2% delle emissioni di gas serra tra il 2007 e il 2008, con un'insolita contrazione delle emissioni da trasporto su strada, passate da 120,1 milioni di tonnellate nel 2007 ai 115,3 del 2008. Una tendenza che dovrebbe essere confermata anche nel 2009: complice il rallentamento delle economie globali, le stime al ribasso sono calcolate intorno al 9%. Nonostante il miglioramento della situazione,l'obiettivo del 6,5 per cento di riduzione rispetto ai valori del 1990 che il nostro Paese deve perseguire entro il 2012 è ancora lontano, come pure lo sono quelli annunciati dall’Unione Europea, che prevedono un abbattimento delle emissioni del 30 per cento al 2020 e dell’85 per cento al 2050. Le serie storiche mostrano che tra il 1990 e il 2008 le emissioni in generale hanno avuto un incremento del 4,7 per cento (da 517 a 541 milioni di tonnellate), determinato soprattutto dalla crescita di quelle da CO2, pari nello stesso periodo al 7,4 per cento. Se la riduzione è storica, attenzione nel valutare i dati italiani: ci sono settori in cui il Bel Paese soffre, e tanto. Rispetto agli altri paesi dell’Europa a 15 (dove le emissioni sono diminuite complessivamente del 6,9 per cento), il maggiore ritardo dell’Italia nell’applicazione delle direttive comunitarie sembra essere nel settore residenziale (tra il 1990 e il 2008 c'è stato un incremento delle emissioni del 10,5%), e in quello dei rifiuti, la cui gestione e trattamento ha visto un crollo della produzione di gas serra del 39 per cento nei paesi dell’Unione ma "solo" del 7,4 per cento in Italia. L'incremento più elevato, tuttavia, è quello dei trasporti (+20 per cento) seguito dalla produzione di energia (+16 per cento).

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