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De Benedetti raddoppia la centrale dei veleni

C'è un progetto per espandere l'impianto a carbone di Vado Ligure (Sv), proprietà della Cir. Contaria la popolazione: è cancerogeno
di Fabio Corti sabato 28 agosto 2010

2' di lettura

Ottomila abitanti, una centrale a carbone e il 30% di tumori maligni ai polmoni in più rispetto al resto della regione. Vado Ligure è un paese in provincia di Savona dove nessuno si gode né sole né mare. La notizia brutta se possibile è un’altra: i vertici di Tirreno Power, società che gestisce l’impianto, vogliono ampliare la struttura. In cima alla piramide siede nientemeno che Carlo De Benedetti. L’Ingegnere controlla, attraverso la holding Cir e Sorgenia, i destini dello stabilimento e delle sue ciminiere, lascito dell’Italia industriale  anni Sessanta. Sulla faccenda di Vado la stampa, specie quella di sinistra, s’è guardata bene dal buttare giù qualcosa che fosse più d’una manciata di righe. Trattamento ben diverso da quello riservato - per fare un esempio - al coordinatore del PdL Denis Verdini, finito sotto inchiesta per l’eolico in Sardegna. I progetti espansivi di De Benedetti hanno scosso solo la comunità locale, che  si sta battendo per arginare la crescita di quello che nessuno, nei paraggi, esita a definire “mostro”. In Liguria centrali così ce ne sono tre, assieme fanno un terzo di tutte quelle italiane. L’impatto sulla salute pubblica è facile da immaginare anche senza una laurea in oncologia: i metalli pesanti che le ciminiere liberano nell’atmosfera a combustione avvenuta sono tutt’altro che un toccasana. I medici savonesi analizzano i dati (le donne hanno il 71% di malattie ischemiche al cuore in più della media regionale, gli uomini il 150% di malattie respiratorie croniche ostruttive) e la comunità tenta d’opporsi. Nei quattordici municipi interessati (da Savona a Finale Ligure passando per Spotorno, molti amministrati da sindaci di sinistra) vengono proposte delibere contro l’ampliamento della centrale Tirreno Power: passano tutte. E De Benedetti? Nisba. L’azienda sostiene di rispettare i requisiti necessari, la popolazione fa la conta dei malati e si convince del contrario. Anche la segreteria provinciale del Pd avanza perplessità. L’Ingegnere non fa una piega. Lui, che di quello stesso Partito democratico rivendicò la tessera numero uno, non dà segni d’apertura a una comunità che gli chiede, più democraticamente che mai, di rivedere i progetti della sua centrale a carbone. Dopo le dieci domande de La Repubblica al Cavaliere, i savonesi ne stanno preparando altrettante per De Benedetti. Una delle quali (punto nove) recita: «Perché preservare il vostro dannoso progetto di ampliamento, in una città come Savona che non ha bisogno di nuova energia elettrica, dato che la centrale già attualmente produce una quantità di energia superiore di ben cinque volte a quella che viene consumata da tutta la provincia?». La firma in calce (oltre a qualche viso noto della sinistra, tra cui De Magistris, Agnoletto e Lidia Ravera)  è quella di gente comune. Che del Pd magari ha la tessera numero millemila ma zero industrie energetiche.

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