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Ior, confermato il sequestro dei 23 milioni. Vaticano: "Siamo stupiti"

Il tribunale respinge il ricorso. Nell'inchiesta spunta anche un assegno per Evaldo Biasini, uomo di Anemone
di Michela Ravalico sabato 23 ottobre 2010

3' di lettura

Confermato il sequestro dei 23 mln di euro che lo Ior aveva presso un conto del Credito Artigiano. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Roma, respingendo il ricorso presentato dall’avvocato Vincenzo Scardamaglia, che assiste il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale Paolo Cipriani. Il collegio, presieduto da Claudio Carini (giudici Alessandra Boffi e Giovanna Schipani), ha confermato il provvedimento di sequestro preventivo disposto dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava. Gotti Tedeschi e Cipriani, i deu top manager della banca vaticana, rimangono indagati per violazione della normativa antiriciclaggio perchè nel disporre il trasferimento di 20 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte e di altri 3 alla Banca del Fucino non hanno indicato natura e scopo dell’operazione. Il tribunale non ha ancora depositato le motivazioni del provvedimento. Una volta note le ragioni, è molto probabile che i legali dello Ior facciano ricorso in Cassazione Il Vaticano -  "La notizia della conferma, da parte del Tribunale del Riesame, del sequestro in via preventiva di un deposito dello Ior su un conto del Credito Artgiano è stata appresa con stupore" afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, "Si ritiene - aggiunge - che si tratti di un problema interpretativo e formale". Tanto che, conclude il gesuita, "i responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti". L'accusa - Tra le carte presentate dai pm al tribunale el Rieseme non ci sono soltanto i 23 mln di euro posti sotto sequestro nelle settimane scorse. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Rocco Fava hanno messo a disposizione del collegio del riesame anche documenti relativi ad altre operazioni compiute dallo  Ior lo scorso anno e segnalate come sospette all’Uif (Unità di informazione finanziaria) della Banca d’Italia. Tutto ciò per dimostrare - secondo l’ottica accusatoria - che lo Ior ha un modus operandi che viola da tempo la normativa vigente in materia di  antiriciclaggio e che il quadro probatorio a carico del presidente Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani è più complicato di quello che si pensava in un primo momento. Tra i documenti messi agli atti c'è un'operazione del novembre del 2009 che fa riferimento ad assegni per complessivi 300mila euro incassati su un conto Ior presso Unicredit e negoziati da tale Maria Rossi (indicata dalla banca come la mamma di un reverendo, titolare del conto stesso). Dalle indagini, però, è emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello di Maria Rossi è un nome di pura fantasia. Un mese prima, ottobre 2009, presso una filiale di Intesa San Paolo sarebbe avvenuto un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior avesse indicato la destinazione.  Su sollecitazione della banca, l’istituto vaticano avrebbe parlato di soldi per missioni religiose senza  fare riferimento a natura e scopo dell’operazione. Così Intesa San Paolo ha fatto la segnalazione all’Uif, avvertendo anche che nell’arco di un anno sono  stati movimentati ben 140 milioni di euro in contanti.  Legami con il G8 - Tra i tanti destinatari indicati dallo Ior come beneficiari di assegni c'è anche un nominativo, finito all’attenzione dei magistrati della procura di Perugia che indagano sulle irregolarità  negli appalti sui Grandi Eventi: si tratta di quello di don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, indicato dalla stampa come il custode dei fondi neri del costruttore Diego Anemone.

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