Grazie per questa opportunità. Aspetto da ben 31 (trentuno!) anni la fine di una causa civile di divisione ereditaria, iniziata nel lontano 1981 avanti il Tribunale di Monza e tutt’ora pendente in Cassazione civile. Ho vinto il primo ed il secondo grado di giudizio ma, poiché le sentenze del Tibunale di Monza e della Corte d’Appello di Milano sono costitutive e non provvisoriamente esecutive, non posso disporre dell’immobile assegnatomi ma - allo stesso tempo - sono obbligato a pagare l’Irpef e l’Imu sino al definitivo passaggio in giudicato. Ho sopportato in tutti questi anni pesanti spese finanziarie, poiché un cittadino bisognoso di Giustizia sostiene notevoli spese legali e burocratiche ogni qualvolta è, suo malgrado, coinvolto in un processo. Questa causa, da oltre trent’anni, condiziona la vita mia e dei miei familiari, ci toglie la serenità. Tutte le mattine, al risveglio, il mio pensiero, ossessivamente, è rivolto a questa causa. Mi domando: quando tutto questo finirà? Quando potrò disporre di quei beni che mi spettano di diritto? Chi mi ripagherà per i danni subiti, per le occasioni mancate? Che cosa deve fare un cittadino per ottenere quello che gli spetta di diritto? Deve forse incatenarsi? Perdere la dignità? Immolarsi come un bonzo davanti al Tribunale? La lentezza dei processi genera nei cittadini un senso di lontananza dello Stato. I cittadini che non ottengono una decisione sui loro diritti civili in un arco di tempo ragionevole si sentono abbandonati, indifesi. di Riccardo Radaelli Seveso (Monza)