Prandelli guarda più in là. Il giorno dopo il pareggio d’esordio con la Spagna è il giorno dei complimenti, che brava l’Italia, come hanno giocato bene gli azzurri, che sorpresa vedere una Nazionale così brillante, ma il ct fa quasi finta di non sentire. Sì, meglio guardare più in là, alla Croazia e alla sfida di giovedì a Poznan. «Sarà la partita decisiva del girone. La Croazia è una squadra più pericolosa perché è più imprevedibile - dice il tecnico - Cambia gioco, anche da un tempo all’altro. E noi non abbiamo ancora risolto i nostri problemi. Questi due giorni di allenamento saranno veri, capirò chi è pronto per la partita decisiva. In un torneo così intenso, con tante gare ravvicinate, non possono esserci gerarchie assolute. Quando deciderò come affrontare la Croazia, deciderò quali saranno gli attaccanti. L’idea è di non cambiare tanto per dare continuità, ma voglio prima avere un’analisi completa delle condizioni fisiche di tutti i calciatori». Già, come potrà modificarsi la Nazionale per la prossima sfida? Prandelli non sembra prendere in considerazione un avvicendamento sugli esterni, anche se Maggio e (soprattutto) Giaccherini non hanno convinto fino in fondo. Lo juventino ha corso tanto, vero, ma un giocatore offensivo come lui deve dare qualcosa in più sulla tre quarti, sapendo che inevitabilmente rischia di pagare nella fase di copertura (suo l’errore sul gol di Fabregas). Più facile, dunque, pensare che il ct stia meditando se confermare o no Balotelli in avanti. «È un ragazzo di 22 anni, probabilmente sta percorrendo una strada per trovare la maturità - ha spiegato Prandelli - Quello che gli chiedo è di essere molto semplice, ogni volta che tocca palla non deve pensare di risolvere la partita da solo. Io gli chiedo solo di trovare la profondità. Il gol sbagliato? Ha cercato di vedere Antonio (Cassano, ndr) e non ha notato il recupero dell’avversario. Ma va sottolineato che ha conquistato la palla da solo, ha fatto una cosa da giocatore vero, ha contrastato con personalità, con forza fisica. In quel momento ha avuto due pensieri e quando hai due pensieri vai più lento. Mario deve dimostrare a tutti quelle potenzialità che tutti gli riconoscono e un po’ di responsabilità se la sente». Il vero nodo della questione in vista della Croazia, però, è legato alla difesa. Riproporre lo schieramento a tre o tornare con il 4-4-2 ? De Rossi, contro la Spagna, ha giocato bene adattandosi in un ruolo non suo (Prandelli, che in certi momenti lo avrebbe voluto qualche metro più avanti, ha spiegato che in caso di difesa a quattro il giallorosso tornerebbe a centrocampo), ma è stato aiutato dal fatto che gli avversari non avevano un centravanti di ruolo e facevano soprattutto possesso palla. Quando Del Bosque ha inserito Torres tutto è cambiato e di fronte a una punta autentica la retroguardia azzurra è andata nel caos. Ecco perché lascia perplessi pensare ad una difesa a tre anche contro la Croazia, che davanti si affida a Mandzukic e Jelavic. Attaccanti veri. di Alessandro Dell'Orto
