di Selvaggia Lucarelli Io l’ho capito quando alla sfavillante cerimonia di inaugurazione ho visto Josateki Naulu Judo, che piega avrebbero preso queste Olimpiadi. E se non avete idea di chi diavolo sia Josateki Naulu Judo, vi basteranno queste cinque parole perché la memoria vi torni rapida e sicura: il-portabandiera-delle-isole-Fiji. Lui. Quell’ambrato fascio di muscoli capace di sembrare più maschio di un bisonte africano nella stagione dell’accoppiamento anche col gonnellino di paglia da Barbie hawayana, che sventolava la sua bandiera con virile fierezza. Lui. L’uomo per cui lascerei figlio e credo religioso per andare a coltivare tapioca nelle verdi vallate delle isole del Pacifico. Ho guardato Josateki e il suo addominale unto come la focaccia di Recco, e ho capito che in questo mese di Olimpiadi, a Londra, si sarebbe consumato più sesso che tè in bustine. Leggi l'articolo di Selvaggia Lucarelli su Libero in edicola oggi, sabato 4 agosto