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Firenze: omicidio senegalesi, mercoledi' convegno a un anno dalla strage

domenica 16 dicembre 2012

2' di lettura

Firenze, 10 dic. - (Adnkronos) - A un anno dalla strage dei due senegalesi in piazza Dalmazia, un incontro per parlare di immigrazione, non limitandosi a stigmatizzare il razzismo e la xenofobia, ma puntando piuttosto a valorizzare la ricchezza che nasce dalle diversita', in campo culturale e artistico, come nella societa'. E' lo scopo dell'iniziativa in programma mercoledi' 12 dicembre, a partire dalle ore 10, nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, promossa da Cisl Firenze, Anolf Firenze e Toscana, in collaborazione con il Comune di Firenze e Arte per le Marche "Chi ha paura dell'uomo nero? La vita a colori" il titolo scelto per l'incontro, che alternera' immagini, suoni, parole, colori per ricordare, per riflettere, per non dimenticare. Massimiliano Comparin leggera' una "Lettera aperta contro ogni chiusura", Walter Scotucci parlera' della via salvifica dell'arte e della bellezza. Francesca Maranetto Gay riassumera', con il video "In cammino… per la liberta' e l'eguaglianza dell'uomo" un secolo di soprusi e violenze. Per ricordare Samb Modou e Diop Mor uccisi il 13 dicembre 2011, ma anche Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, feriti dalla stessa mano. Colpiti con un gesto non relegabile alla mera follia ma frutto, anche, di quella intolleranza e razzismo che trovano radici in societa' sempre piu' timorose di cio' che non conoscono. Societa', spesso, impaurite da volti dai mille colori, che portano bagagli ricchi di diversita'. Per riflettere sull'importanza che, nel corso della storia, hanno avuto i processi di mescolanza, dai quali sono nati nuovi generi musicali, inedite espressioni artistiche, fenomeni letterari che hanno arricchito le nostre societa' e le nostre culture. E su come l'arte sia fonte immediata di emozioni, linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni, strumento attraverso il quale si abbattono confini fisici e mentali. Per non dimenticare che le nostre societa' per divenire sempre piu' aperte, coese e solidali devono basare le loro fondamenta sul dialogo interculturale, sul rispetto della legalita' e su un nuovo umanesimo del lavoro. (segue)

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