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La fronda del Pdl va in piazzaMa il Cavaliere tira dritto

Raccolta firme e corteo: gli aennini cercano di rispolverare le primarie. Ma Berlusconi è irremovibile: "Non servono a nulla"
di Andrea Tempestini domenica 29 luglio 2012

3' di lettura

di Salvatore Dama Quanto movimento nel Pdl: è la settimana, questa, in cui un po’ tutti scendono in piazza per rivendicare le proprie richieste. Gli ex Alleanza nazionale battono un colpo. Ma lo fanno, come da tradizione, separati in due cordate. E anche nel mondo azzurro si muove qualcosa. Anche se Diego Volpe Pasini non può essere etichettato come ex forzista, l’autoreferenziale «guru» amico di Vittorio Sgarbi fa di tutto per inserirsi nel dibattito e organizza per venerdì un romantic day: «Sognando Forza Italia», con la benedizione del Cavaliere, dice lui.   In casa post-missina si muovono Andrea Augello e Barbara Saltamartini, vicini a Gianni Alemanno. I due hanno raccolto le firme di 28 parlamentari su un documento che chiede: lo svolgimento delle primarie di partito; una riforma della legge elettorale che preveda le preferenze;  una politica più inclusiva che allarghi la coalizione il più possibile (anche al terzo polo); il no a «spacchettamenti» del Pdl in più partiti. I promotori presentano l’iniziativa come trasversale e non come una roba di ex An e basta. E in effetti il documento reca anche le firme dei parlamentari di Coesione nazionale, Dc e Forza Italia. Così accanto agli «indigeni» (Allegrini, Augello, Benedetti Valentini, Bevilacqua, Castro Coronella, Cursi, De Eccher, Tofani, Biava, De Angelis, Dima, Frassinetti, Landolfi, Leo, Mantovano, Murgia, Saltamartini), figurano gli «stranieri»  Cutrufo, Orsi, Saia, Sarro, Viespoli, De Camillis, Di Caterina,  Crosetto. Quest’ultimo spiega:  «Condivido il senso del documento e per questo l’ho firmato, ma non mi iscrivo a nessuna corrente, per carità».  La prima reazione è polemica ed è sempre made in Via della Scrofa. Fabio Rampelli, promotore la scorsa settimana di «Notte di mezza estate», momento di riflessione con la classe dirigente del partito, invita i colleghi a occuparsi  di altri argomenti più sentiti dalla gente: «Ogni mobilitazione che chieda partecipazione, primarie e preferenze è un fatto positivo, ma è altrettanto utile riflettere suoi temi che convolgono i cittadini: euro, tasse, evasione, criminalità» e via dicendo.  È vero che anche un’altra parte di An scenderà in piazza nel fine settimana, anch’essa per chiedere nuove regole di voto che contemplino le preferenze. Sono quelli di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. E nella settimana di agitazione si infila anche Volpe Pasini, che giovedì sarà in piazza San Babila per dire no alle primarie del Pdl.  Berlusconi? Rimane pressoché indifferente a tutta queste iniziative. Sulle primarie darà una delusione ad Alemanno e compagnia: servivano per dare una legittimità popolare alla candidatura di Angelino Alfano, «adesso che mi candidido io, sono inutili». Ci sarà «una grande manifestazione nazionale» per rilanciare il partito (e il suo nuovo nome) ma non saranno le elezioni primarie, come spera una parte ex aennina. Oltretutto se si accelera sul voto anticipato «non ci sarebbe neanche il tempo materiale» per farle. Anche se Silvio rimane scettico sull’ipotesi che si vada alle urne in autunno: «Se non viene cambiata la legge elettorale Napolitano non scioglie le Camere» e le possibilità che il porcellum vada in pensione sono poche. A causa del «doppio gioco» di Pd e Udc, che vogliono tenersi quel sistema perché li favorisce. 

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