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Facci: Ecco perché Travaglio deve baciarmi il deretano

Replica al vicedirettore del Fatto: scrive il falso perché è il suo mestiere. E dimentica due o tre casi in cui l'ho difeso (e salvato)
di Giulio Bucchi domenica 4 novembre 2012

2' di lettura

  di Filippo Facci Ieri il vice-Ingroia del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha scritto un corsivetto sereno e distaccato in cui ha premesso che non so scrivere in italiano e che mi tingo i capelli: questo perché scrivere il falso è il suo mestiere.  Poi, dopo aver smentito una serie di fatti chiamandoli «insulti» (le sue condanne, le sue prescrizioni, le sue ipocrisie professionali, le sue vacanze) è passato a smentire ciò che gli interessava smentire: ossia d’essere uno che «ricatta i conduttori di talkshow dicendogli che, se c’è il sottoscritto, non ci sarà lui». Il che è la verità, come lui sa bene, ma per fuggire in laterale - more solito - Travaglio ha citato un episodio reale: quando a fine giugno, cioè, gli telefonai per chiedergli se avrebbe voluto partecipare al programmino che conducevo su La7. Lui scappò ancora una volta e si inventò più o meno questo: «Non stringo neppure la mano», sue parole ripetute ieri, «a chi scrive che vado in vacanza con gente di mafia». Io naturalmente avevo scritto una cosa diversa, cioè che era «andato in vacanza con con un tizio poi condannato per favoreggiamento».  Ma anche le omissioni sono il suo mestiere. Aggiungo tre cosette di passaggio. La prima è che io sono stato l’unico giornalista della Penisola che andò a Palermo a intervistare il tizio con cui lui andò appunto in vacanza, il maresciallo Pippo Ciuro, ex uomo di Ingroia, il quale smentì tutte le accuse fatte appunto a Travaglio (non da me) a proposito delle sue vacanze: e le smentite, tutte a difesa di Travaglio, furono pubblicate su Libero in prima pagina l’11 aprile 2010. La seconda cosa: a Porta Porta, nella puntata del 2009 in cui Maurizio Gasparri disse che Travaglio andava in vacanza a spese di mafiosi (quando Travaglio cioè querelò vanamente Gasparri) ero presente anch’io e fui l’unico che in qualche modo lo difese.  Mi dovrebbe baciare il deretano, Travaglio. La terza cosa la sa pure bene: cioè che le citate intimazioni ai conduttori di talkshow corrispondono a verità, e che, non bastasse, riguardano me e non altri i quali, pure, sull’argomento hanno detto di peggio e non sono certo andati a Palermo a raccogliere smentite. Il vice-Ingroia, però, è troppo vanesio e rattrappito nel suo malanimo per riconoscere tutto questo. Continui pure a fare il contraddittorio solo con lo specchio.  

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