Egregio Direttore, vorrei rendere pubblica la vicenda che ha colpito mio cognato perchè lui, riservato com’è, non lo farebbe mai. Piuttosto subisce in silenzio. Invece io penso che la vostra iniziativa di dar voce ai tanti beffati dalla giustizia sia lodevole e coraggiosa, un modo per infrangere il muro di silenzio che avvolge questo argomento tabù. Chi è mio cognato? Mio cognato è un professionista serio ed onesto, che un bel giorno del 2003 ha deciso di vendere le quote della sua società in campo assicurativo di cui era stato fondatore e amministratore per più di venti anni: erano, infatti, soppravvenuti insanabili conflitti con il suo socio storico. Possedeva anche altre partecipazioni in altre società, sempre legate alla prima, così i soci decidono di farle valutare per poi decidere la cessione. Incaricano un commercialista di Bassano del Grappa, il quale effettua una prima perizia, dopo tre mesi ne effettua un’altra e la giura. Si procede alla cessione delle quote con la malaugurata idea (da parte del venditore) di concedere la rateizzazione per la metà del prezzo. Un paio di mesi dopo la cessione il commercialista si rimangia tutto affermando che, da una revisione dei conti, la società vale circa la metà ! (io ho una mia personale convinzione sul perchè questo «serio professionista» abbia ritrattato tutto...). Scatta il trappolone: le rate vengono sospese e partono le cause giudiziarie per i più svariati e fantasiosi motivi ma, soprattutto, speravano di fare avvallare dai giudici il ripensamento postumo del commercialista. L’incubo che ho sin qui descritto dura praticamente dieci anni con conseguenze disastrose: economiche, lavorative, sociali, per non parlare di quelle fisiche. Mio cognato viene scagionato da tutte le accuse infamanti ma, nel frattempo, la controparte si è «organizzata» con il beneplacito dei giudici e i soldi non li vedrà più. Ma il colmo della beffa è arrivato pochi giorni fa: avendo presentato domanda di risarcimento del danno al commercialista presso il Tribunale di Bassano del Grappa, mio cognato si è visto rigettare tutto con delle motivazioni che definire superficiali è davvero un eufemismo. Conclusione: questo è un paese per furbastri e truffatori, mi spiace ammetterlo, perchè ho sempre detestato le affermazioni generaliste, ma essere onesti e fiduciosi è proprio da stupidi. É un paese nel quale bisogna avere paura di essere nel giusto perchè puoi solo perdere. di Maria Berlando