Monti chiama Bondi. Che aveva assunto suo figlio

Il neocommissario alla spending review nel 2009 aveva chiamato in Parmalat Giovanni, erede del premier. Alla faccia della trasparenza...
di Giulio Bucchidomenica 6 maggio 2012
Enrico Bondi, neo-commissario per la spending review, insieme al premier Mario Monti

Enrico Bondi, neo-commissario per la spending review, insieme al premier Mario Monti

1' di lettura

Più che il governo dei professori pare quello dei Baroni. Di quelli che popolano le università italiane e dall'alto della cattedra piazzano i figli in ruoli importanti, magari facendogli bruciare le tappe. E tra Baroni e amici di famiglia ci si aiuta. L'ultima voce, velenosa, su Mario Monti riguarda il suo gran sodale Enrico Bondi. La sua freschissima nomina a commissario straordinario per la spending review già ha fatto discutere e non poco: l'esecutivo tecnico, che di fatto ha già commissariato il governo politico Pdl-Lega, ha bisogno di un super commissario per sbrigare l'unica vera missione del governo. Bella contraddizione, visto che si sta parlando di tagli e razionalizzazione della spesa. Ma non basta, perché Dagospia sottolinea come sia stato proprio Bondi, amico di famiglia di Monti, a chiamare il figlio del premier, Giovanni, alla Parmalat. Era il 2009, Bondi era commissario dell'ex impero di Calisto Tanzi mentre Montino proveniva dalla prestigiosa Morgan & Stanley, di cui curava i mercati di Europa, Medio Oriente e Africa. Ma la chiamata del commissario e amico storico di papà era troppo allettante: Monti junior divenne infatti top manager di Parmalat. Che il rapporto fosse stretto, quasi familiare, lo confermerebbero anche gli sviluppi recenti. La francese Lactalis rileva Parmalat e cambia il management. Addio posto di lavoro per Giovannino. Ma Bondi aveva già dato prova di meritarsi la fiducia di papà. Ed ecco la chiamata del governo.