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Il banchiere Samorì ci prova:"Io, un Berlusconi mignon"

L'imprenditore rivela il suo programma: "Il debito lo copra Bankitalia. Sul fisco dobbiamo fare subito qualcosa". E non si nasconde: "Non mi manca nulla per essere il leader dei moderati"
di Andrea Tempestini domenica 11 novembre 2012

Giampiero Samorì

5' di lettura

    Il nome di Gianpiero Samorì, 55 anni, modenese doc, è ancora sconosciuto al grande pubblico. Vittorio Sgarbi l’altro giorno ha detto che lui e Samorì si presenteranno insieme alle primarie del centrodestra. Silvio Berlusconi, sospettato di essere il regista della mossa, ieri ha assicurato di avere incontrato Samorì «una volta sola e nemmeno sapevo che fosse interessato alla politica». L’uomo che sta agitando il Pdl è ancora avvolto nel mistero. Scusi, dottor Samorì, ma lei che fa nella vita? «Io sono un avvocato e mi sento anche bravo. Ho una cattedra universitaria a Urbino. Poi, negli anni, ho promosso una serie di iniziative che hanno avuto un discreto successo e ho costruito una holding che gestisce diverse attività». E adesso scende in campo. O no? «Non lo so, perché non so neanche qual è il campo». Non promette bene come aspirante leader… «Ma scusi, lei ha capito come funzionano queste primarie? Io non so neanche se sono candidabile». Lei vorrebbe correre per le primarie del Pdl? «Mi piacerebbe, ma in questo momento sono agnostico. Le primarie si stanno svilendo, stanno diventando un atto burocratico finalizzato a escludere la partecipazione. Altro che primarie aperte». Da quanto è interessato alla politica? «Ho fatto politica da ragazzo nella Dc, fino al 1986. Militavo nella corrente di Forze Nuove, di Carlo Donat Cattin». E perché ha smesso? «Non avevo i mezzi economici. Ero padre di una figlia di quattro anni e dovevo scegliere se continuare a coltivare la passione politica o dedicarmi alla vita professionale. Per necessità ho optato per la seconda». Cos’ha fatto fino a oggi? «Mi sono dedicato alla promozione di una serie di iniziative economiche e non mi sono mai più occupato di politica. Ma ho sempre avuto una forte nostalgia per ciò che avevo lasciato incompiuto». Cosa le ha dato la voglia di tornare in campo? «La caduta del governo Berlusconi. Ho sentito come una chiamata: mi sono detto che era la volta in cui un moderato come me, che è stato più fortunato di altri nella vita, poteva dare il proprio contributo, avendo qualche idea da offrire e qualche capacità da mettere a disposizione del Paese». Lei come il Berlusconi del ’94? «Un Berlusconi mignon». In cosa vuole imitarlo? «Il Berlusconi nel ’94 ha rappresentato un momento di forte discontinuità. Se io oggi, sulla base di un programma diverso e in un momento storico diverso, potessi contribuire a una nuova discontinuità, non mi dispiacerebbe». La sua ricetta in pillole? «L’opposto dell’agenda Monti, che ha messo in ginocchio il ceto medio. Bisogna cambiare passo. Abbattere il debito pubblico prendendo i soldi dove sono». E dove sono? «In Banca d’Italia: 250 miliardi di euro disponibili». Sta dicendo che tocca a Bankitalia ripianare il debito pubblico? «Certo. Ha riserve auree per 80 miliardi e altre risorse per 170 miliardi. Questi soldi non sono a garanzia di nulla e quindi sono acquisibili al patrimonio dello Stato, con una legge ad hoc che non penalizzi Bankitalia. La stessa cosa andrebbe fatta per le fondazioni bancarie. Poi occorre vendere una piccola parte del patrimonio dello Stato e chiedere un contributo alle persone molto ricche». Un leader del centrodestra che sponsorizza la patrimoniale non si era mai sentito. «Ma non intendo certo seguire lo slogan di Rifondazione, secondo il quale anche i ricchi devono piangere. I più ricchi devono essere legittimati a pretendere, contemporaneamente, una riduzione delle imposte». Crede che questo programma piacerebbe a Berlusconi? «Perché no? È il programma che lui ha sostenuto nel ’94». A differenza del Berlusconi di vent’anni fa, lei ha già un partito. «No, è un’associazione culturale, il Mir, Moderati in rivoluzione. È molto radicata, propone un progetto di rinnovamento del centrodestra e punta alla selezione di una nuova classe dirigente. Quando cambiano i tempi devono cambiare anche le persone». Quanti siete? «Abbiamo più di centomila iscritti e sedi in tutte le regioni, munite di personale di segreteria, telefoni, fax. La sede nazionale è a Roma e stiamo ultimando le location in Liguria e in Sardegna». È vero che lei ha messo a disposizione di Berlusconi 10 milioni di euro per la campagna elettorale? «È una sciocchezza totale. La nostra associazione ha un’ottima dotazione patrimoniale, ma il Mir non ha messo a disposizione niente per nessuno. Sarebbe offensivo per me e soprattutto per il presidente Berlusconi». La sua dotazione economica dev’essere comunque notevole se lei è diventato uno degli azionisti di Mediobanca. «Sì, ho comprato una quota di Mediobanca, ma come società, non come Gianpiero Samorì». Qual è il suo reddito? Quanto ha pagato di tasse l’ultimo anno?  «Ho un reddito di circa 3 milioni di euro l’anno e, avendo un tax rate del 55 per cento, ho pagato circa 1,5 milioni di imposte». È stato Marcello Dell’Utri ad arruolarla nel Pdl? «Ho avuto con lui una relazione di un paio d’anni, quando costituì i Circoli del buon governo e mi chiese se volevo dargli una mano. Poi ha ritenuto di far confluire quei circoli nel Pdl e io non ero più interessato. Oggi non ci sono rapporti tra noi». Raccontano sia stato Denis Verdini a portarla a Palazzo Grazioli. «Ma no, io non ho neanche un’amicizia con Berlusconi». Davvero non lo ha mai incontrato? «Al massimo un paio di volte». Chi glielo ha presentato? «Sgarbi, credo». Sgarbi dice che vi candidate insieme alle primarie. «Come si fa a parlare di ticket se non si sa neanche come funzioneranno le primarie?». Lo chieda a Sgarbi. Non è stato Berlusconi a chiederle di candidarsi? «Assolutamente no. Berlusconi non sa neanche se esisto». Insomma, chi spinge affinché lei si candidi? «Una serie di movimenti civici che non hanno trovato rappresentanza nei partiti, in particolare nel Pdl. Quando hanno visto il sito del Mir, hanno individuato nella mia persona e nella mia associazione un mezzo aggregante». Crede davvero di poter essere il futuro leader del centrodestra? «Se uno decide di partecipare alle primarie è perché pensa di essere in grado di rappresentare tutta l’area moderata italiana». Ha messo in conto che, una volta diventato leader, la magistratura potrebbe saltarle addosso? «È un’eventualità che non considero neanche, perché non ho mai commesso un reato in vita mia». E perché uno dovrebbe votare per Gianpiero Samorì? «Ho una grande visione logica della realtà, una grande conoscenza dei fenomeni economici e una grandissima determinazione nel realizzare gli obiettivi. Perché uno dovrebbe votare per Alfano?». Perché ha 13 anni meno di lei? «Lei come sente la mia voce?». Giovane, ma che c’entra? «C’entra. Anche fisicamente sembro molto più giovane. Mi creda, non mi manca niente per essere il futuro leader dei moderati». di Barbara Romano      

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