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Usa, la notte del presidenteObama: "Ho i voti per vincere"

Barack: "Complimenti a Romney, ha fatto una bella campagna elettorale". Tensioni in Florida, affluenza alta: il verdetto prima dell'alba
di Giulio Bucchi domenica 11 novembre 2012

2' di lettura

"Credo di avere i voti per vincere". Barack Obama spezza l'ansia dell'attesa e la scaramanzia e professa ottimismo: la notte dell'Election Day che darà agli Stati Uniti il suo 45esimo presidente parte dunque con la dichiarazione di chi alla Casa Bianca si è seduto negli ultimi quattro anni. Il rivale repubblicano Mitt Romney, subito prima l'uscita dei primi exit poll di Drudgereport ha commentato: "Se perderò, beh, ho una famiglia e una vita, ma non ho pensato molto a questa possibilità. Ho dato tutto". Come dire, la vita va avanti. Martedì il repubblicano ha votato insieme alla moglie a Boston, ma concluderà la sua campagna elettorale in Pennsylvania e Ohio. Dalla sua Chicago, Barack ha invece chiamato il suo staff sparso in giro per gli States. "Grazie agli americani - ha detto - comunque vada".   Usa 2012, Obama contro Romney: vai allo speciale di Liberoquotidiano Segui la diretta del voto questa notte     Code e rischio brogli - L'affluenza al voto sembra sostenuta, tranne nelle zone colpite dall'uragano Sandy sulla costa orientale. A New York lunghe code ai seggi da Brooklyn a Manhattan, anche se le ore di punta arriveranno dalle 17, le 23 italiane. In Florida, che insieme all'Ohio è uno degli stati in bilico più decisivi, si registrano fino a tre ore di fila prima di poter votare e il timore di errori, broglie e riconteggi (come accaduto nel 2011 tra George W. Bush e Al Gore) è altissimo. Non a caso, qui come in tutto il Paese, sono migliaia gli avvocati democratici e repubblicani a fare da sentinella ai seggi. "Complimenti a Romney" - Al di là delle tensioni e delle accuse reciproche, i due sfidanti hanno coronato un duello duro ma corretto, senza troppi colpi bassi almeno nelle ultime settimane. Tanto che Obama si è voluto congratulare con Romney per la "vivace" campagna elettorale "fortemente combattuta". Il tono era quello, pacato e sereno, del vincitore che rende onore all'avversario sopraffatto. Anche in questo caso, la scaramanzia non fa parte del dna degli americani. O perlomeno dei presidenti in carica.  

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