Umberto Bossi si arrende. E per salvare il suo futuro politico, dopo aver in parte protetto il figlio Renzo, rincorre Roberto Maroni a Besozzo, in provincia di Varese, dove l’ex ministro dell’Interno stava tenendo un comizio. Come dire: la montagna è andata da Maometto. E in una delle roccaforti della Padania, i due hanno siglato il patto del «risotto verde», come ha commentato Fabio Rizzi, sindaco del Carroccio di Besozzo. «Io e Maroni siamo d’accordo su tutto, anche perché quando è nata la Lega c’eravamo solo noi due, ed è questo il legame che ci unisce», ha precisato il Senatur. E ancora: «Io voto per il bene della Lega e lui è il bene della Lega. Oggi - ha sottolineato Umberto - la Lega si compatta e torna forza principale del Paese». Più outing di così non si può. Tutti contenti allora? No. Anzi. I guai per Maroni forse iniziano adesso. E Bossi si arrende a Maroni: "Voterò per te" Leggi l'approfondimento Intanto per un semplice motivo: finché ci sarà Bossi sulla scena sarà difficile per Bobo guidare pienamente il partito. L’ombra del «capo» potrà in ogni momento oscurare l’azione del futuro segretario. Un po’ come succede fra Berlusconi e Alfano. Nella Lega, partito granitico e leninista per decenni, potremmo assistere a sacche di ingovernabilità, usate dagli avversari dei «barbari sognanti» per continuare a occupare poltrone. D’altronde, non è un mistero che chi fa parte del «cerchio magico» vanta buoni posti in Province, Regioni o Parlamento. Rimanendo a Bossi, c’è un altro problema: giudiziario. Ogni giorno emergono novità sulla gestione poco chiara dei soldi del Carroccio. Quattrini pubblici che - a differenza di quanto afferma lo stesso Senatur - non è che «possono essere buttati dalla finestra». Frase questa che potrebbe costare altri voti alle prossime amministrative, soprattutto in un periodo in cui l’antipolitica la fa da padrone. Consensi che, ad ogni modo, saranno in calo. Fra tre settimane esatte si terranno Comunali e Provinciali e sembra di capire che soltanto a Verona, dove domina Flavio Tosi - primo a sparare contro il regime di via Bellerio - ci sarà un successo di un candidato padano. Per il resto c’è il rischio di una Caporetto, visti gli ottimi numeri da cui si partiva. E allora sarà difficile rimanere «forza principale del Paese». Specialmente in un periodo storico in cui Casini, Alfano e Bersani si stanno muovendo in vista delle Politiche. Che non è detto si terranno nel 2013, forse prima. Una delle paure delle ultime ore è assistere al sorpasso di Grillo sui leghisti: una notizia impensabile fino a tre mesi fa... Si fa fatica a immaginare un Carroccio ancora in grado di dettare l’agenda politica com’è successo nell’ultimo decennio. La Lega di Maroni - almeno secondo le indiscrezioni - non vorrà più essere «Milanocentrica», ma dovrebbe lasciare spazio alle «nazioni» che compongono la Lega Nord. Certo è che bisognerà buttare giù e ripartire da zero. La pulizia non basterà perché è l’impalcatura che va rivista. Compresi i costruttori del nuovo Carroccio. In molti sostengono che si dovrà ripartire dai sindaci, unici portatori di voti. E per questo andrà ripensata anche la strategia delle alleanze. Se effettivamente i padani vogliono concentrarsi di più sul territorio e meno sui giochi di palazzo romani, avranno necessità di rompere molti tabù e abbandonare quell’idea di essere migliori degli altri. La sfida primaria, come sottolineano in ogni comizio Maroni, Bossi e, ieri, Calderoli da Jesolo, è comunque quella di rimanere uniti. Già. Prima c’erano i litigi fra veneti e lombardi, ora ci sono gli scontri fra «barbari» e «cerchisti». Ecco, la prova del fuoco è proprio lì: il correntismo. Se Maroni vorrà essere segretario «primus inter pares» dovrà cercare di chiudere una stagione di veleni, alimentata anche dai suoi. Perché alla fine i militanti semplici, quelli che non hanno poltrone ma solo spese per sventolare la bandiera della Lega in piazza, fanno fatica a spiegare ai cittadini gli sgambetti fra Pini e Reguzzoni. Così come ai sindaci interessa poco la scopa se poi deve pagare l’Imu sugli asili e non ha più un soldo in cassa perché Monti se l’è portata a Roma... Magari assisteremo a ulteriori espulsioni, sicuramente scopriremo altre spese pazze e presumibilmente si dimetteranno altri dirigenti, ma Bobo non può pensare che basterà tirare uno striscio per superare la crisi. La Lega avrà bisogno di facce nuove, di alleanze nuove, di strategie nuove e di una mentalità nuova. Le idee ci sono, sono le persone che le hanno fatte camminare che hanno rovinato tutto. Bossi compreso. di Giuliano Zulin