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Nazi Camusso alla Fornero: "Non andare in fabbrica"

Segretaria Cgil: "Il ministro tra le tute blu per spiegare la riforma del lavoro? Una provocazione, vuol fare la maestrina"
di Giulio Bucchi domenica 22 aprile 2012

2' di lettura

Una sfida, una provocazione. Per questo Elsa Fornero non può mettere piede in una fabbrica. La segretaria Cgil Susanna Camusso, in un'intervista al Corriere della Sera, alza i toni sulla riforma del lavoro e mette nel mirino il ministro del Welfare che lunedì prossimo si recherà di persona all'Alenia di Torino, tra le tute blu, per spiegare cosa cambierà con il suo ddl ora allo studio del Parlamento. "Penso sia una scelta molto discutibile, veramente molto discutibile", esordisce con tono decisamente minaccioso la Camusso, che spiega: "Ritengo che ognuno abbia i suoi ruoli che bisogna mantenere e rispettare. Io ci vedo della supponenza in questo gesto, una sorta di 'vengo io che così gliela spiego la riforma, perché voi non sapete fare il vostro mestiere'. Mi pare la sua una logica di sfida". Un cocktail micidiale: gli atteggiamenti da maestrina della signorina Elsa e l'intransigenza da anni '70 della Cgil, et voilà la cara vecchia e tanto amata (a sinistra) lotta di classe. Lotta dura - La Camusso non rinuncia a pungere Mario Monti e la sua analisi della crisi, con la disoccupazione che "tocca direttamente o indirettamente quasi la metà delle famiglie italiane". Parole troppo facili, secondo la sindacalista: "E' impossibile non sapere che in ogni famiglia c'è disagio. Il risparmio sta diminuendo, i consumi pure, la povertà è in crescita, cala la fiducia, c'è disperazione. Poi però non basta dire: "Capisco". In concreto che si fa?". Manca, in sostanza, "il cambio di passo. Percé il rigore da solo ha effetto recessivo/repressivo e produce la richiesta di altro rigore". Sul lavoro e la crescita, dunque, manca "l'ideona" e si fa avanti l'idea di uno sciopero generale: "Una cosa è certa: non lasceremo scoperto il percorso parlamentare della riforma del lavoro. C'è stata un'attenzione eccessiva sull'articolo 18 e intanto sulla precarietà il governo non ha mantenuto le promesse. Così come siamo preoccupati di un intervento sugli ammortizzatori sociali che, oltre a non essere universale, dà troppo per scontata la diminuzione della mobilità".  

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