Umberto Bossi maledice il figlio, lo chiama e lo fa tornare di peso in Italia. Vacanze sotto una cattiva stella quelle di Renzo: il Trota era in Marocco a Marrakech, insieme alla fidatissima consigliera ed ex assessore allo Sport della Regione Lombadia Monica Rizzi e al compagno di lei Alessandro Uggeri, e lì ha ricevuto la notizia della sua iscrizione ufficiale nel registro degli indagati, insieme al padre e al fratello Riccardo: si parla di una paghetta da 5.000 euro al mese cui si devono aggiungere le spese extra relative all'auto e ai pieni di benzina. Proprio quelli su cui il Trota faceva la cresta, confermata dal video girato di nascosto dall'autista Alessandro Marmello. Era l'11 aprile e quello scandalo, lanciato da Oggi.it, provocò le quasi istantanee dimissioni di Bossi junior dalla carica di consigliere regionale in Lombardia. Il video dell'autista che inguaiò il Trota su LiberoTv La maledizione del Senatùr - Dalle prove raccolte dai pm milanesi Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano emergerebbe come lo stesso Umberto Bossi sapesse e anzi avallasse l'utilizzo di soldi del partito a fini personali. Lo dimostrerebbe una lettera inviata da Riccardo Bossi all'ex tesoriere leghista Francesco Belsito (sorta di bancomat dei figli del Senatùr) per richiedere soldi necessari a pagare alcune spese legate all'auto. Solo in serata è arrivato un primo commento da Renzo Bossi: "Ho già detto che sono sereno, così potrò finalmente difendermi e dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi contestano". Nel frattempo, asserragliato in via Bellerio a Milano nella sede della lega, stava sacramentando: "Maledetto il giorno in cui ho portato mio figlio in politica", avrebbe ribadito a chi gli stava vicino. Cosa nota: è la colpa che il Senatùr si è rimproverato più spesso, anche in pubblico. Non gli è andato giù però l'atteggiamento leggero del Trota, che anche saputo dell'inchiesta non avrebbe deciso spontaneamente di tornare in Italia. Sarebbe servita, appunto, la telefonata di Bossi padre per far comprendere a Renzo la portata delle notizie provenienti dal Palazzo di giustizia milanese. Tesoretto Trota - Maledetto Renzo, dunque. Anche per le casse pubbliche visto che se le accuse saranno confermate ("Ci sono molte prove", assicurano i pm) si parla di soldi statali pagati per mantenere lui, il fratello e le rispettive ex. Contando quei 10.000 euro al mese netti guadagnati al Pirellone, si può parlare di un Renzo Trota d'oro: fino a poche settimane fa s'infilava in tasca ad occhio e croce almeno 25mila euro al mese (tutti di provenienza pubblica, metà legittimi e metà no) con la beffa di aver partecipato in poco meno di due anni ad appena una cinquantina di sedute in Regione Lombardia. A difesa di Bossi junior: non è stato assenteista, anzi è quasi sempre stato presente ai lavori ma questa è la regolare cadenza delle riunioni in Consiglio.