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Uscire dall'euro si può: cosa cambia con la lira

Tornare al passato ci costerebbe in inflazione e guadagneremmo nei cambi. Ma restare in questo sistema sarebbe peggio
di Giulio Bucchi domenica 20 maggio 2012

2' di lettura

  In Grecia ci stanno pensando seriamente: uscire dall'euro (non dall'Eurozona) e tornare alla dracma. La via di fuga dalla crisi l'ha suggerita il ministro delle Finanze austriaco Maria Fikter, quella che suol dirsi un falco. Non a caso, è proprio Bruxelles ora ad aprire ad ipotesi considerate appena qualche settimana fa pura fantapolitica. Che l'austerità imposta dalla Germania sia strangolando molti, troppi paesi l'hanno capito in tanti, Angela Merkel compresa (forse). Di sicuro, lo sanno i popoli dei vari paesi europei. Dalla Francia, che ha fatto trionfare l'euroscettico François Hollande, fino ai tedeschi che hanno bocciato la cancelliera alle elezioni regionali. Basta rigore, serve la crescita. Serve ossigeno. Secondo i più pessimisti, la condizione unica per ottenerlo sarebbe tornare alle divise nazionali: addio moneta unica. Forse è prematuro, di certo se ne può parlare. Ed è per questo che, con la Grecia ad un passo dall'addio, i prossimi a porsi il problema saranno portoghesi, spagnoli, italiani.  Nessun tabù - Un economista come Paolo Savona conferma a Libero nell'intervista a Sandro Iacometti in edicola oggi: "Uscire dall'euro e tornare alla lira non è più un tabù. Per il governo Monti sarebbe poco serio non avere un piano B contro la crisi". I costi per un ritorno al passato? Alti, avverte Savona, ma non fare nulla sarebbe più rischioso. "Il cambio potrebbe scivolare all’equivalente di 0,80 del rapporto euro/dollaro e l'inflazione tornerebbe ai livelli degli Anni 70 e 90, nell'ordine del 18-20% - premette l'economista -. Il vantaggio sarebbero che riprenderemmo il controllo della quantità di moneta, dei tassi dell'interesse e del rapporto di cambio, ossia di alcune tra le variabili strategiche per governare l'economia e responsabilizzare gli elettori. Sarà un percorso severo, ma se restassimo nell'attuale assetto della politica economica europea lo sarebbe altrettanto e in modo più pericoloso, ossia scendendo gradino dopo gradino. Se invece l'Ue cambiasse politica e fosse più attenta allo sviluppo si potrebbe tentare di rimanere nell'euro".   Leggi gli articoli di Franco Bechis e Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi, martedì 15 maggio    

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