Antonio Ingroia è dovunque. Accendi la tivù e lo trovi intervistato dai tg. Oppure accomodato sulla poltroncina di qualche talk show (ultimo in ordine di tempo, Piazzapulita di Corrado Formigli giovedì sera). Apri il Corriere della Sera, e te lo trovi intervistato. Apri Repubblica, e te lo ritrovi intervistato. Apri l’Unità e trovi i suoi editoriali, tra cui quello del 24 agosto in cui spiega le sue ragioni riguardo la trattativa Stato-mafia e la querelle con il Quirinale, come fosse un politico qualsiasi. Capiti a una manifestazione letteraria, e c’è Ingroia che presenta il suo ultimo saggio, il quale sarà ovviamente esposto in bella vista nelle librerie, assieme alle sue precedenti fatiche letterarie. E va anche peggio quando ti tocca vederlo fotografato sulle pagine delle riviste di gossip, stravaccato al sole in compagnia di Marco Travaglio. Roba da sognarseli di notte. Prezzemolino - Ormai, Ingroia è presente in video e sulla stampa più di Belen Rodriguez e Fabrizio Corona messi insieme. Ieri, finalmente, ha ottenuto la definitiva incoronazione quale divo: si è fatto una bella passeggiata alla Mostra del Cinema di Venezia, come una delle tante star internazionali che sfilano sul tappetone rosso per farsi immortalare dai fotografi. Dagospia, nel pomeriggio, ha lanciato l’allarme: attenzione, c’è il magistrato palermitano in Laguna. E il diretto interessato, al telefono, confermava, col rombo del vaporetto in sottofondo: "Sì, sono a Venezia. Sono venuto per assistere alla premiazione di Francesco Rosi". Il grande regista ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera, ed è stato celebrato dalla kermesse cinefila con la proiezione di una delle sue pellicole più famose: Il caso Mattei. Poteva forse mancare Ingroia? Tra l’altro, come ci ha spiegato brevemente alla cornetta, lui di quell’argomento si è occupato, in passato. E quindi eccolo lì, tra i vip riuniti in parata per elogiare il cineasta. Strano? Mica tanto. Il pm siculo è un personaggio più che noto al grande pubblico, è a tutti gli effetti un "famoso". E come un "famoso" si comporta: scrive, conciona, interviene, commenta, partecipa. Diventa persino il perno - grazie all’amico Marco Travaglio - di una campagna giornalistica del Fatto, che lo ha eletto eroe, impegnato in una dura tenzone con l’augusto Giorgio Napolitano. Tifo da stadio, insomma. Qualcuno potrebbe anche chiedersi dove Ingroia trovi il tempo per occuparsi delle sue inchieste, specie quando si tratta di vicende spinosissime come la trattativa Stato-mafia. Ma chissà, forse in gondola ha potuto sfogliare qualche faldone, o magari interroga i testimoni al telefono tra una trasferta e l’altra. I precedenti "illustri" - La sua comparsata veneziana, fra l’altro, ha illustri precedenti. Negli anni scorsi abbiamo visto esibirsi con lungo codazzo di portaborse e ammiratori Luigi De Magistris, già toga d’assalto poi politico di professione in veste arancione. Passaggiava al Lido godendosi i flash dei paparazzi, tutto orgoglioso. Sono gli esiti di quel che usiamo chiamare "circo mediatico-giudiziario": magistrati che diventano prima celebrità, poi politici e poi ancora celebrità all’ennesima potenza. Con qualche danno collaterale, come i mostriciattoli della Laguna ammirati sempre a Venezia. Noemi Letizia e Patrizia D’Addario, signorine che si sono guadagnate la celebrità - tra uno sputtanamento e l’altro - grazie alle inchieste e ai processi che hanno coinvolto Silvio Berlusconi. Anche loro si sono presentate al Lido, seppur di straforo, con la scusa di presentare film inesistenti, tanto per farsi sbattere in copertina e scroccare qualche rigo in cronaca. La celebrità - Ora è il turno di Ingroia, il Divo. Che certo è apparso con meno clamore rispetto ai personaggi di cui sopra. Ma sempre di vip si tratta. La settimana arte, in effetti, è sempre stata una passione del nostro Antonio. Il quale, va ricordato, prima di diventare magistrato era un militante antimafia, con precisi interessi. Racconta infatti nel suo libro Palermo, appena pubblicato da Melampo editore: "Il tema della criminalità mafiosa non mi era indifferente, ma all’inizio il mio fu un approccio prevalentemente di tipo letterario e cinematografico". Non che sia cambiato molto, alla fine dei conti. Si vede che gli è rimasto il desiderio di diventare un personaggio da grande schermo, e c’è da credere che prima o poi troverà un produttore pronto a mettere in scena le sue gesta, magari su sceneggiatura di Travaglio. Nel frattempo, chissà che la passerella veneziana non dia i suoi frutti: tra tutti i cineasti presenti, Ingroia potrebbe imbattersi perfino nel regista della trattativa Stato-mafia. Che, dicono, è un gran film, ma con una trama un pò troppo oscura. di Francesco Borgonovo
