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L'intervista a La Russa, duro con Silvio: "Sbaglia, troppi gossip e ricordi"

L'ex ministro: "Che Silvio corra è normale, ma avrei preferito una scelta più chiara. E senza affidarsi a un sondaggio"
di Andrea Tempestini domenica 15 luglio 2012

L'ex ministro della Difesa

4' di lettura

  Onorevole Ignazio La Russa, Silvio Berlusconi torna in campo: si ricandida a Palazzo Chigi per il Pdl. Lei che del Pdl è uno dei coordinatori, che ne pensa? «Intanto ricordo che questa è una possibilità che io non ho mai escluso. E l’ho sempre dichiarato». E poi cosa dice? «Avrei preferito che questa scelta del presidente di candidarsi fosse emersa in un contesto diverso. Non con voci, gossip e dichiarazioni di soggetti vari». Quale contesto auspicava? «Una sede politica, o anche una dichiarazione ufficiale. Mi risulta che Angelino Alfano, nei giorni precedenti, gliel’avesse anche chiesto, a Berlusconi: “Presidente: cosa hai deciso di fare?”. Il modo utilizzato non mi è sembrato dei migliori».  Ma ormai il dado sembra tratto. Lei approva? «Se il presidente del partito decide di candidarsi, è difficile dire che la cosa non vada bene. Ci può stare, anzi ritengo legittimo e per certi versi inevitabile che Berlusconi sia pronto a difendere quanto costruito in questi anni in una nuova campagna elettorale. Certo, mi auguro che questa scelta sia premiata dai risultati». Ma l’immagine di un Berlusconi “costretto” a gareggiare di nuovo non certifica il fallimento di un Pdl nato per sopravvivere al suo fondatore? «Infatti avrei preferito anche che non fossero uscite illazioni, attribuite al presidente, che fanno discendere la sua decisione da un sondaggio, non so quanto esatto, in base al quale con lui avremmo più voti che con Alfano. Messa così, la candidatura di Berlusconi lascia l’amaro in bocca a quanti hanno creduto e credono nel progetto, lanciato dallo stesso Berlusconi, di Alfano segretario. Angelino prima si è lanciato, poi obiettivamente si è trovato davanti a ostacoli insormontabili». Alfano segretario significa anche un iter di rinnovamento del Pdl che in autunno avrebbe portato alle primarie. «Un percorso che non si deve interrompere. Adesso dobbiamo trovare i modi per farlo proseguire». Sta dicendo che il Pdl deve comunque tenere le primarie? «No. Se Berlusconi si candida, l’unico che avrebbe potuto imporre la conferma della gara sarebbe stato proprio Angelino in base al principio “mi hai fatto correre, adesso corro lo stesso”. Se non l’ha fatto Alfano, non credo che nessun altro possa mettere zizzania».  E allora in quale altro modo dovrebbe proseguire il percorso di Alfano? «Il percorso “intorno”, ad Alfano: quello di dare alle nostre idee una prospettiva e un orizzonte molto più lungo della vita dell’attuale classe dirigente. La legittima candidatura di Berlusconi non può rappresentare per il Pdl l’interruzione, o l’archiviazione, del progetto».  Sul “come”, però, ancora non ha risposto. «Io in mente ne ho diversi, di modi per tenere vivo il progetto intorno ad Alfano». Ne sveli qualcuno, allora. «Un’idea sarebbe quella di insistere sul tema della restituzione ai cittadini della sovranità popolare. Stabilendo fin d’ora che non ci potrà essere, in nessun caso, nessun voto favorevole a qualunque legge elettorale che riproduca, di fatto, un Parlamento di nominati. Questo deve essere chiaro: io e una larga parte del Pdl non voteremo mai per il sistema spagnolo». Le preferenze, dunque. E poi? «L’elezione diretta del presidente della Repubblica. Questi, oltre ai temi dell’economia, dovranno essere i due cavalli in grado di trainare il progetto. Non vorrei che adesso, siccome torna Berlusconi, a qualcuno venisse in mente di conservare la nomina dei deputati». Però Berlusconi, a quanto trapela, pare più che mai intenzionato a tornare allo “spirito del ‘94”. Ovvero, anche nel nome del nuovo Pdl, a Forza Italia. «A me Forza Italia provoca solo un’ondata di ricordi. Perché io c’ero: Forza Italia 21% e Alleanza nazionale che si avvicinava al 15%. Mi sembra troppo poco voler far tornare il Pdl, che invece dovrebbe essere il motore dell’allargamento dell’area dei moderati, a quel modesto 21%. C’è miopia, addirittura cecità, nel volere questa prospettiva. I liberali sono una componente essenziale del Pdl, ma non l’unica. E comunque, a parte Giancarlo Galan che anela di essere investito da Berlusconi del compito di trovare venti deputati, questo “spirito del ’94” non mi pare che l’abbia evocato nessuno». Non teme che ora, dopo il rientro di Berlusconi, andare “oltre il Pdl” sia più difficile? «Prima di questo annuncio non è che le porte con l’Udc, e anche con la Lega, fossero spalancate. Eppure Pier Ferdinando Casini ha avuto tutte le chance per aprirla, la porta. È vero che di Gianfranco Fini si sono perse le tracce, ma il Carroccio, visto il segnale del ricambio generazione con Alfano, avrebbe potuto e dovuto aprire di più. Ad esempio alle Amministrative. Ma non è l’isolamento che mi preoccupa, dopo la ricandidatura di Berlusconi». E cosa, allora? «Vista la mia età, mi starebbe anche bene condurre un’ultima battaglia. Ma le nostre idee non lo meritano. Meritano, piuttosto, di portare avanti una battaglia di prospettiva». intervista di Tommaso Montesano  

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