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Il parallelo con Calciopoli è senza senso

di Luciano Moggi giovedì 31 maggio 2012

4' di lettura

La piega presa nella vicenda del calcio scommesse ci amareggia. Non essendo per natura giustizialisti, restiamo prudenti e immaginiamo che chi ha firmato quei provvedimenti l'abbia fatto mosso da prove o quantomeno indizi inconfutabili. In situazioni del genere il diagramma dovrebbe scattare quando è stato superato ogni ragionevole dubbio, non abbiamo quindi motivo di credere che il punto non sia stato soppesato da ogni parte, visto l'esito deciso. Sarebbe d'altra parte sconvolgente ogni valutazione, non sufficientemente suffragata, perché in procedimenti del genere la vita delle persone accusate-e anche delle loro famiglie- viene letteralmente sconvolta. Al punto che anche quando i capi d'accusa vengono smantellati, come talvolta è accaduto, quelle vite non potranno più tornare serene. L'impressione è di decisioni ponderate, sebbene viste tutte finora dalla parte dell'accusa. Il nostro ordinamento lascia tempi sufficienti per le difese, ma chi è stato colpito dai provvedimenti più duri si sentirà travolto più dalla tsunami della vergogna che dalla consistenza delle accuse ed è da questa sensazione che deve uscire prima ancora di cominciare a difendersi. Dalla parte di Antonio  Non possiamo entrare nel merito, non ci compete e non conosciamo gli atti, ma conoscendo ad esempio Conte, ora in posizione di indagato, non abbiamo dubbi che uscirà pulito dalla vicenda: conosceva solo lavoro e sudore, la perquisizione è un atto dovuto, così come quella di Criscito. In linea generale, vedendo la vicenda nel suo complesso sono comunque da respingere parallelismi con Calciopoli, qui si indaga su organizzazioni accusate di lucrare su scommesse e su gare che a questo fine sarebbero state indirizzate, ci sarebbero movimenti di danaro alla base.  In Calciopoli, al contrario, solo chiacchiere. Ricordate quello che disse Corrado De Biase, pm del calcio scommesse dell'80, quando gli chiesero un parere su Calciopoli? "Non c'è traccia di illecito, non c'è danaro, non ci sono assegni. L'illecito ambientale? Non è reato, contemplato da nessun codice". E sul procedimento sportivo, De Biase fu sferzante: " Un aborto giuridico. Quando si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno sei mesi per un corretto iter investigativo, non può che venir fuori un aborto giuridico. Quando si cassa per motivi di tempo un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma si concede solo 15' per un'arringa difensiva, non si può non parlare di aborto giuridico. E non venitemi a parlare di normative Uefa o di liste da dare alla stessa per le coppe europee; i diritti degli imputati, tra cui quelli di potersi difendere con i mezzi che l'ordinamento mette a loro disposizione, vengono prima". Questa dichiarazione la segnaliamo a Del Piero e allo "scemetto" del quartierino che si è posto in difesa di Alex per scaricare come sempre fango su altri (Moggi ndr). Non riteniamo infatti che Del Piero abbia bisogno di difese, la sua storia, come uomo professionalmente inattaccabile, ci è ben presente e la difendiamo come sempre fatto. Puntualizzare sul numero degli scudetti non è certamente un attacco, che sono 30 e non 28 per tutti gli juventini, ancor più per i giocatori, e non possono non essere tali anche per Del Piero, che li aveva riconosciuti a Trieste nel dopo-partita con l'Atalanta:"I miei scudetti? Questo è l'ottavo che festeggio. Non ho dubbi". Ci sembra quindi lecito domandarsi perché i dubbi li abbia avuti dopo. Rivediamo le sentenze Sarebbe perciò opportuno la rilettura delle sentenze, anche quelle sportive, che hanno escluso che qualsiasi gara e qualsiasi campionato siano stati alterati. Conclusione alla quale è arrivata anche la sentenza penale di primo grado. non si capisce perché la Juve dovrebbe accettare le sentenze sportive di revoca del titolo '04-'05 e di non assegnare quello del '05-'06. invece di insistere sul numero di scudetti della Juve, ABETE spieghi perché non ha revocato lo scudetto regalato all'Inter dal suo ex dirigente Guido Rossi: è quello il preliminare necessario prima della sua restituzione alla Juve. Il "mite" ABETE, specializzato in due pesi e in due misure, è abbarbicato alla sua poltrona, non l'hanno smosso il fallimento al Mondiale 2010, la mancata qualificazione dell'Under alle Olimpiadi, e ancora la perdita dell'assegnazione dell'Europeo che sta per cominciare. Intende sopravvivere anche allo tsunami del calcio scommesse? Se non si è mai accorto di niente, è colpevole quanto meno di omessa vigilanza, abbastanza per avere la dignità e l'etica ( valore a lui ben noto, ma in concezione variabile) per andarsene. lo dice Fabrizio Bocca su Repubblica:"I dirigenti sportivi italiani dovrebbero tutti lasciare le poltrone su cui si sono accomodati per troppo tempo": Da parte nostra segnaliamo che il Dio del calcio è incavolassimo in difesa delle vittime innocenti di Calciopoli. Luciano Moggi

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