Non sarebbe preferibile una dittatura rispetto a questa falsa democrazia? Cristina Ruca e.mail Dipende. Se si trattasse di una dittatura illuminata, decisa a mantenere il comando non all’infinito ma, poniamo, per un ventina o trentina di anni, una dittatura con a capo il sottoscritto, direi di sì. E lo direi, mi comprenda, non tanto nell’interesse generale quanto nel mio. Appena insediato, abolirei l’Imu sulla mia prima ed unica casa. Poi penserei anche al Paese. Credo che, se a capo della dittatura ci fosse lei, e indipendentemente dalla prima o seconda casa, farebbe considerazioni simili. La dittatura è bella, ma a una sola condizione: bisogna essere il dittatore. O almeno il fratello o il figlio o il nipote del dittatore. Per informazioni, chiedere a Raúl Castro. Evitare i Ceausescu: quasi tutti, caduto il regime, hanno fatto una brutta fine. Scherzi a parte: comprendo il difficile momento. Comprendo lo smarrimento nei confronti di un governo piovuto dall’alto dei cieli (i cieli del Quirinale) e a quanto pare intenzionato a portarci sotto terra. Comprendo anche il fatto che Monti non ha un volto simpatico e che la Fornero è piena di rughe. Ma la dittatura è la dittatura: arriva, non ha alcuna intenzione di andarsene, se ne infischia delle elezioni, spesso anche del popolo, non si cura dei rapporti internazionali e resta lì. Normalmente, per farla sloggiare ci vogliono i carri armati e un buon numero di morti. Dopodiché restano le macerie. La “dittatura dei tecnocrati” ha invece la vita segnata: sono arrivati per superiore scelta, si sono insediati, hanno promesso (come tanti altri) e, per ora, hanno combinato ben poco. Forse aumenteranno anche l’Iva e ci batosteranno con l’Imu maggiorata. Forse si sveglieranno una mattina e metteranno una nuova tassa sulla benzina, tanto pare che una tassa in più o in meno non faccia più differenza. Di tempo per combinare guai ne hanno. Ma dovranno sloggiare. E noi torneremo a votare. Probabilmente anche a votare male, come tante volte in passato. Ma questo è un altro discorso. Fa parte degli errori degli uomini, che però, anche sbagliando, restano liberi di correggersi. La dittatura ha un piccolo problema: è un atto definitivo. Ma queste cose lei le sa meglio di me, inutile raccontarcele. Su con la vita, signora: il mondo non muore con Monti. Con i Ceausescu, o i Castro, sì. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it