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Idv e Pd promettevano sconti a Provenzanoin cambio del suo pentimento

L'iniziativa dei deputati Lumia e Sonia Alfano: il tour in cella per far parlare i boss
di Lucia Esposito domenica 12 agosto 2012

2' di lettura

  Un giro in carcere per convincere i boss della mafia a pentirsi. La prima visita è cominciata nel mese di maggio, tre giorni dopo l'anniversario della strage di Capaci. I parlamentari del Pd Giuseppe Lumia e Sonia Alfano dell'Italia dei Valori, sono andati nel carcere di Parma, hanno incontrato Bernardo Provenzano per chiedergli di collaborare con lo Stato. "Si, ma i miei figli non devono andare al macello", ha risposto il boss dei bossi secondo quanto scrive il Corriere della Sera in un articolo pubblicato oggi, giovedì 9 agosto. Davanti alla promessa dei politici che lo hanno rassicurato sul futuro, lui ha risposto: "Fatemici parlare e poi sarà la volontà di Dio". Qualche giorno dopo i magistrati della Procura antimafia di Palermo sono andati a trovare Provenzano ma lui non sarebbe stato disposto a parlare, ha detto solo: "Non voglio fare del male a nessuno". Il 4 luglio, però, Lumia ed Alfano tornano all'attacco. Ma lui, secondo quanto scrive il Corriere, risponde: "Un uomo con la schiena diritta sta con lo Stato e la legge dello STato", ha provato a convincerlo Lumia, componenete della Commissione antimafia. Risposta: "Sia fatta la volontà di Dio". Un muro insormontabile, il boss. Che ha risposto nuovamente sollevando la "questione dei figli" e poi sostenendo che non ha una buona memoria e non vorrebbe fare una "malafigura". I due hanno visitato anche il casalese Bidognetti e i siciliani Graviano e Cinà (uno dei presunti mediatori tra le istituzioni e la mafia). Nessuna speranza su una "disponibilità" di Biddognetti, mentre Cinà ha detto: "Io non ho avuto un ruolo in Cosa Nostra, ho solo curato dei mafiosi per dovere etico e morale".  La norma Solitamente i colloqui investigativi con i detenuti per verificare la loro disponibilità al pentimento, spettano al procuratore nazionale antimafia, alla polizia giudiziaria o ai magistrati autorizzati dal ministero della Giustizia: i politici possono entrare nelle carceri per valutare le condizioni di dentenzioni. Ma, come evidenzia, il Corriere "dal contenuto delle relazioni su questi due colloqui emerge che il senatore e l'eurodeputata hanno parlato di molto altro".   

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