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Il fango di Farina su Sallusti:"Voleva fare il martire,non gli ho rovinato il piano"

di Matteo Legnani domenica 7 ottobre 2012

Renato Farina

2' di lettura

Farina? "Uno stronzo" (Alessandro Sallusti su Vanity Fair). Farina? "Un infame" (Enrico Mentana). E lui, Renato Farina (alias Dreyfus) risponde oggi, sul sito internet di Tempi, settimanale di Comunione e liberazione. Una lettera aperta rivolta al pubblico, ma soprattutto a quelli che lui definisce "amici": Sallusti, condannato a 14 mesi per l'articolo scritto da Farina sotto pseudonimo, e Vittorio Feltri (Mentana no). L'accusa che i due colleghi (ex amici?) gli hanno mosso è di aver taciuto di essere lui l'autore dell'articolo che attaccava il giudice reo di aver fatto abortire una minorenne, lasciando così la responsabilità della calunnia (perché le cose non andarono esattamente così) tutta sulle spalle dell'allora (era il 2007) direttore di Libero (e oggi fresco ex direttore de Il Giornale). Ma la versione di Farina-Dreyfus è un'altra: "In quei dieci giorni tra la rivelazione per me nuova della condanna annunciata di Sallusti a causa di Dreyfus e la sentenza della Cassazione, con umiltà totale mi sono messo a disposizione, per fare tutto quanto fosse utile. Qualsiasi fosse stata la decisione di Sallusti, se dare o no quei 20 mila euro e chiudere tutto, non ero un nomignolo, ma una persona, persino dotata di telefono e di affetto per gli amici. Per parte mia ero pronto a qualsiasi sacrificio, che fosse utile alla buona causa. Telefono, sms. Zero risposte. Che faccio? A questo punto gli avvocati mi prendono per le orecchie: se parli ora danneggi Sallusti, e gli impedisci di portare a termine la missione voluta caparbiamente. Parlo quando posso riuscire a lasciarlo sul piedistallo dell’eroe evitandogli però la galera, perfettamente cosciente di essere schiacciato da chi non sa niente di me e crede di sapere tutto. Mi crederanno? Mi credete? Di solito, agli amici si crede. E ci si perdona per le incomprensioni". Poi l'attacco: "Toglietevi quel ghigno da eroi pazienti e traditi. Mi avete infilato come fanno i mafiosi nel cemento armato del vostro monumento a cavallo, trattandomi come un cane morto, cui non vale la pena di rivolgere la parola, dato che è morto. E poi lo prendete pure a calci. Alla malora. Infame? Vigliacco? Ah sì, fatevi sotto, quanti siete voi caporioni della Champions league giornalistica uniti nella lotta".  

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