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"Io e il Papa in R4 contromanoNon avevamo nemmeno la cintura"

Don Zocca: "Ero sulla corsia sbagliata, ma Bergoglio mi ha detto di stare tranquillo, perché tanto non passa nessuno". Fermati dalle guardie
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 15 settembre 2013

Papa Francesco e la sua Renault bianca

4' di lettura

«Ma dove vanno quei matti in contromano e senza cintura di sicurezza?». I matti, si fa per dire ovviamente, erano il papa, seduto sul sedile del passeggero, e il 69 enne don Renzo Zocca - parroco di Santa Lucia di Pescantina, un paese del Veronese - che era alla guida. L’auto era una vecchia Renault 4 bianca, targata VR779684, con 300 mila chilometri all’attivo e due adesivi della squadra di calcio dell’Hellas Verona sui finestrini. A gridare allarmate erano le guardie del corpo del Santo Padre. All’obiezione del prete veronese, «Santità, qui non si può andare, è senso vietato», il papa aveva risposto: «Vai che qui si può, non passa mai nessuno». Le guardie, colte di sorpresa, hanno rincorso l’automobile, mai vista prima da quelle parti, per qualche decina di metri. Poi hanno dovuto arrendersi e prendere fiato.  Don Renzo Zocca è raggiante. Da qualche giorno papa Francesco, per spostarsi in Vaticano, usa la vecchia auto che gli ha regalato. Dopo che gli era stata consegnata dallo stesso sacerdote, accompagnato a Roma da un centinaio di parrocchiani della sua comunità, il papa l’ha guidata personalmente per recarsi alla veglia di preghiera per la Siria. Si era tirato su la tonaca bianca, si era accomodato ben bene sul sedile e aveva preso in mano il volante.  Ma come guida il Papa? Don Zocca risponde che è disinvolto e molto sicuro. «Non ho dovuto insegnargli nulla perché, appena ha visto la Renault, mi ha detto che a Buenos Aires aveva un’auto uguale e che non l’aveva mai lasciato a piedi. E pure io, in tanti anni, non ho avuto problemi». Don Zocca, che siamo andati a trovare nella sua canonica di Pescantina, rivive con intensa emozione l’attimo in cui ha incontrato il Pontefice, offrendogli la sua vecchia auto: «Mi ha abbracciato e sono scoppiato a piangere». Lo scorso giugno Bergoglio aveva detto che i papi, i cardinali, i vescovi, i preti e le suore, non devono avere auto lussuose perché la Chiesa deve essere povera e tali devono essere i suoi ministri. A tutti era rimasta impressa quella considerazione che equivaleva a un rimprovero rivolto a molti religiosi che hanno smarrito la strada dell’umiltà. Don Zocca, fondatore dell’Ancora Onlus, oltre ad essere parroco, è impegnato nell’assistenza dei più poveri e degli emarginati. Ha quindi subito rivolto uno sguardo dalla finestra alla sua Renault, vecchia di trent’anni, ma pulita, parcheggiata nel cortile della canonica. «Ecco la macchina del Papa, basterà far sostituire il motore, dargli una nuova vita, e poi sarà a posto, dato che la carrozzeria è ancora in ottimo stato, così come le gomme» si è detto, non immaginando che Bergoglio l’avrebbe accettata. E subito ha preso carta e penna: «Vostra Santità…». Dopo avergli annunciato che gli voleva donare la vettura, ha ringraziato il papa per il suo discorso sul rinnovamento della Chiesa, che deve partire dalle periferie. Don Zocca è un parroco di periferia: prima di essere trasferito a Pescantina, aveva diretto dal 1980 al 2005 la parrocchia del Saval, fuori dal centro di Verona. «Lì, con 25 anni di duri sacrifici, anche grazie ai miei splendidi collaboratori siamo riusciti a mettere in piedi da zero una bella realtà».  La risposta del Papa non si è fatta attendere. «Il 10 agosto, alle ore 10 e 19 mi ha telefonato al cellulare: pronto sono Papa Francesco…». «Sia lodato Gesù Cristo» ha risposto d’istinto l’incredulo interlocutore. E sabato scorso la R4, lustra come se fosse appena uscita dalla fabbrica, e con le gomme che odoravano ancora di nuovo, è arrivata alla Città del Vaticano a bordo di un carro attrezzi, scortata da don Zocca e dai suoi parrocchiani, scesi in pullman da Verona. Al Papa, oltre all’auto, è stata consegnata una maglietta gialla realizzata da alcuni ragazzi delle comunità in cui opera Don Zocca, una di quelle t-shirt che il sacerdote vende per finanziare le sue opere di carità. «A quanto la vendete?» ha chiesto il Papa, interessato all’acquisto. «Chiediamo 5 euro» ha risposto il parroco. E il sommo Pontefice l’ha voluta pagare a tutti i costi, pure con un sovrapprezzo. Ha tirato fuori dalla tasca 10 euro e li ha consegnati al prete venuto da Verona. Don Zocca custodisce gelosamente la banconota nel portafogli. Il don veneto non è stato l’unico proprietario della R4 che ora è diventata l’auto più famosa del mondo. Lui stesso l’aveva ricevuta in regalo dal titolare di un concessionario d’auto, Eraldo Polato, all’epoca comproprietario dell’Hellas Verona. Adesso il problema, se c’è in questa bella storia, è che il gesto di don Zocca venga imitato, e che il Vaticano sia sommerso di macchine vecchie donate al papa. Ma c’è un altro problema: che il Papa, con la sua guida sportiva, non si faccia del male. di ALESSANDRO GONZATO

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