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Berlusconi, Confalonieri contro i giudici: "Sentenza aberrante, lui condannato e io assolto"

"Silvio era politico anche quando non era politico, ha portato la rivoluzione liberale con le tv. Poi la magistratura l'ha sentito come un intruso e l'ha colpito. La grazia? Dipende da lui, in queste ore"
di Giulio Bucchi domenica 15 settembre 2013

2' di lettura

Una vita a fianco di Silvio Berlusconi. "L'amico bravo, molto più bravo di me a fare l'imprenditore". Dall'Edilnord alla Fininvest: "capo del personale, pubbliche relazioni, consigli. Facevo tante cose...". Fedele Confalonieri, nell'intervista realizzata da Magna Carta per la summer school della Fondazione omonima e pubblicata in esclusiva dal Giornale, ripercorre il mezzo secolo da amico fidatissimo del Cavaliere. "Dipende da cosa fa Silvio in queste ore" - Lui, Fidel, il grande mediatore che in questi giorni sta trattando direttamente con il presidente Giorgio Napolitano per trovare una via d'uscita alla crisi giudiziaria e personale dell'ex premier. "Tutto dipende da come se la cava proprio in queste ore, direi più che ancora in questi giorni", è l'ammissione, sofferta di Confalonieri. Segno che le trattative proseguono su un crinale insidiosissimo. Basta una parola sbagliata, una telefonata troppo brusca, un'uscita provocatoria e addio tregue, addio intese. Il guaio, sottolinea il presidente Mediaset, è che in Italia "sono stati 20 anni di guerre, sempre. C'è sempre stato un conflitto. Un Paese non può litigare tutti i giorni. Ci vogliono dei principi comuni e poi ci vogliono delle riforme fondamentali". I temi sono ben noti: "giustizia, ineludibile, penale e civile; costi del lavoro, welfare, ma non mettetemi nei panni del politico che non sono". Tutto quello che aveva promesso Berlusconi, ma che non è riuscito a fare. "Dice sempre che non le ha fatte, perché non aveva il 51%, c'è stato un momento che aveva una grande maggioranza...". "Sentenza aberrante" - La punzecchiatura non diminuisce l'amarezza per una vicenda politica, che coincide con la Seconda Repubblica, che "sembra stia per chiudersi per un intervento della magistratura, cioè di un ordine dello Stato che ha sentito Berlusconi come un intruso". Impossibile non elencare il Calvario giudiziario del Cavaliere: "40 processi, procedimenti, duemila ispezioni, una sentenza aberrante". La prova dell'ingiustizia della sentenza di condanna al processo Mediaset? "E' che io, che sono quello che firma i bilanci di Mediaset, sono stato assolto due volte. Quello che faceva il presidente del Consiglio nel 2003 è condannato a 4 anni per frode fiscale". L'assurdo, sostiene Confalonieri, è che "il gruppo ha pagato miliardi in tasse. Fininvest 9 miliardi, Mediaset 6, e 7 milioni e rotti avremmo frodato. E in un anno dove poi tra l'altro avevamo pagato 560 milioni di tasse, pagarne 767 non era...". La rivoluzione del Cav - Rischia di chiudersi così, dunque, il sogno di quella rivoluzione liberale che Berlusconi e Confalonieri hanno visto realizzarsi forse non tanto nella politica, quanto da imprenditori, tra edilizia e tv privata: "Eccolo lì, il merito politico di Berlusconi quando ancora non era politico. Perché quella è stata veramente una ventata di libertà portata nel nostro Paese". di Claudio Brigliadori

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