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Ferrara: "Contro Barilla metodi da Rivoluzione Culturale"

L'Elefantino torna sul caso del pastaio pentito: "Vittima di fasti ideologici e violenti come ai tempi della Rivoluzione Culturale"
di Andrea Tempestini domenica 10 novembre 2013

Giuliano Ferrara e Guido Barilla

2' di lettura

Sulla pagina delle lettere de Il Foglio di venerdì 9 novembre, il lettore Roberto Iossa scrive in chiave ironica della vicenda Barilla, Guido Barilla e mondo omosessuale, ossia dell'aspra polemica scaturita dopo la frase del pastaio ("Mai spot con famiglie gay") che ha portato il pastaio stesso a cospargersi il capo di cenere, a imbarcare omosessuali in azienda e ad inginocchiarsi al cospetto di Laura Boldrini e, per estensione, delle donne tutte. Il boicottaggio, l'attacco continuo del "buonpensiero" e il rischio di perdere quote di mercato hanno costretto Barilla a un'inversione a "u", a una sorta di autofustigazione piuttosto sconcertante. Ma dicevamo del lettore Iossa, il quale si produce nella seguente riflessione: "Al direttore - A Camillo Langone. Lo spaghetto è vicenda troppo seria per poter essere sacrificata sull'altare ridicolo della guerra dei sessi. Ci sarà uno spaghetto così integro e superiore da vincere l'identità di genere e i meschini posizionamenti ideologici". Quindi conclude parlando di "una tavola in terra straniera" e di "un piatto fumante che rappresenta la Patria, l'Identità, la Tradizione". Tra il serio e il faceto, insomma. Al lettore Iossa risponde il direttore il persona, Giuliano Ferrara. Anche lui, nelle prime parole, s'affida al registro ironico: "Langone solo pasta fresca, scialatelli, e Marcenaro solo Culino Bianco". Poi però il discorso si fa più serio: "Possiamo riderne finché ci pare, ma senza bisogno di essere troppo rigorosi o severi, bisogna riconoscere che l'effetto di intimidazione del caso della rieducazione forzata di Guido Barilla ricorda i fasti ideologici e violenti della Rivoluzione culturale". Breve ripasso di storia: la Rivoluzione culturale fu il movimento che, nella Cina comunista, vide come leader Mao Zedong; obiettivo, ripristinare l'applicazione ortodossa del pensiero marxista-leninista; bilancio della Rivoluzione, tra i 300mila e 7 milioni di vittime, tra carestie, uccisioni e barbarie assortite. Un paragone pesante, dunque, quello dell'Elefantino, secondo cui una parte del mondo gay (ma non solo), con lo sprovveduto Barilla, ha usato i metodi delle peggiori, più sanguinarie e spietate dittature.  

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