Addio euro, bentornata lira. Non è un sogno né fantapolitica, ma una prospettiva concrta e realizzabile. In soli due anni. Il dibattito sul fallimento della moneta unica è sempre più diffuso, e non solo nei Paesi mediterranei che più hanno sofferto la crisi. Anche i giganti dell'Unione europea, come la Germania, iniziano a dubitare dell'effiacia dell'euro come baluardo e garanzia di stabilità. Segno che la possibilità di tornare indietro c'è eccome. Tecnicamente, lo Stato deve comunicare la propria scelta al consiglio Ue, aprendo un negoziato per fissare modalità di recesso ed arrivare ad una delibera approvata dall'Europarlamento. Claudio Antonelli, su Libero in edicola oggi, martedì 4 giugno, spiega tutti i passaggi, i rischi e i benefici. Uno per tutti: dall'avvio della pratica di separazione i trattati smettono di essere applicabili alla nazione in questione. I critici dell'eurofuga fanno notare, giustamente, che un'uscita non ponderata ma dettata solo dalla pancia provocherebbe disastri per mutui, spread e conti pubblici. Ma, aggiunge Giuliano Zulin sempre su Libero, un addio condiviso ci farebbe tornare davanti alla Germania, trainati dall'export. In ogni caso, il dibattito è aperto. Leggi gli articoli di Claudio Antonelli e Giuliano Zulin su Libero in edicola oggi, martedì 4 giugno
