Almeno cinque milioni di italiani possiedono quote di fondi di investimento. Ma la cifra sale, e non di poco, se si considerano anche i prodotti “esterovestiti”, ovvero i fondi promossi da sgr italiane ma domiciliati in Lussemburgo o Irlanda. Insomma, almeno 8-9 milioni di italiani investono in fondi. E conoscono i fondi. O no? In realtà, la cultura del risparmio non è poi così diffusa nel Bel Paese che pure abbonda di risparmiatori. Ma anche di malintesi, cattive informazioni e percezioni errate che si traducono in comportamenti errati Colpisce, ad esempio, che dall’indagine di Assogestioni sull’identikit del risparmiatori emerga che solo il 6% del patrimonio faccia capo a sottoscrittori tra i 26 ed i 35 anni. Oppure che più della metà dei capitali dei fondi faccia capo al 10% dei sottoscrittori. Quasi che i fondi siano uno strumento per i più ricchi o per i più anziani. Al contrario, il fondo di investimento è il prodotto che, per semplicità e trasparenza, è il più adatto a rispondere alle esigenze della massa dei risparmiatori, sia dei più giovani che degli anziani. Per i più abbienti che per chi può mettersi solo investimenti modesti. Di qui l’utilità di un piccolo abbecedario del pianeta fondi, per spiegare quel che sono e sfatare qualche luogo comune. CHE COS’È. Il fondo di investimento è una cassa comune in cui confluiscono i soldi dei risparmiatori, grandi e piccoli, senza differenza di trattamento. A gestire la cassa è una società specializzata che NON diventa proprietaria del patrimonio. La società, per operare sul mercato, ha bisogno di una speciale autorizzazione, rilasciata dalla Banca d’Italia che, di fronte a gravi irregolarità, può revocare d’autorità i gestori. Sotto la lente della Banca d’Italia e della Consob (Commissione di controllo sulle Società e la Borsa) passa ogni tipo di attività del fondo, dalla pubblicità fino alle operazioni più complesse. Il risultato è che, a 29 anni dal decollo del primo fondo di investiment di diritto italiano, non si sono verificati scandali od ammanchi a danno del pubblico. VANTAGGI. Perché affidarsi ad un fondo? Perché tanti capitali uniti assieme permettono di diversificare l’investimento. Un singolo risparmiatore non può permettersi di comprare una selezione di 10-15 titoli in Piazza Affari o, più ancora, scegliere con competenza imvestimenti in più Borse. Il fondo di investimento, grazie alla possibilità di muovere una massa consistente di quattrini, permette di diversificare l’investimento riducendo così il rischio. Inoltre, il singolo risparmiatori, anche con un investimento minimo (in genere 500 euro, ma ci sono fondi che accettano sottocrizioni da 50-100 euro) può disporre di uno staff di professionisti specializzati. TRASPARENZA. I fondi spesso sono vittima della propria trasparenza. Il valore di una quota di un fondo di investimento mobiliare (altra cosa sono i fondi investiti in mattoni) si calcola con grande semplicità: basta moltiplicare le azioni (o i titoli di Stato piuttosto che le obbligazioni) contenute nel fondo per il valore segnato quel giorno in Borsa. Il fondo, insomma, non nasconde le sorprese di prodotti all’apparenza “sicuri” che promettono rendimenti garantiti. Ma, a differenza di questi, registra ogni giorno oltre ai guadagni anche le perdite, con effetti inquietanti per i nervi di alcuni risparmiatori. Ma la trasparnza garantisce che il valore della quota è quello che effettivamente incasserà, entro pochi giorni, il risparmiatore in caso di vendita. Senza sorprese. Il valore della quota pubblicato dai giornali è al netto dei costi di gestione. RENDIMENTO. Il rendimento di un fondo non si può conoscere in anticipo. Dipende dall’andamento dei mercati finanziari e dei singoli titoli nei quali è stato investito il capitale dei risparmiatori e dalla bravura del gestore. Ma anche del sottoscrittore e del suo consulente: soprattutto nel caso di un fondo azionario, ha il suo peso anche il momento nel quale si investe. In genere il risparmiatore tende a comprare dopo che il rialzo ha già fatto molta strada. VOLATILITÀ. Un buon modo per ridurre il rischio del “momento sbagliato” consiste nello scaglionare gli investimenti in modo da evitare il rischio di entrare a prezzi alti, magari alla vigilia di un ribasso. È una formula da consigliare a chi riesce a risparmiare un po’ per volta: meglio arrotondare la quota posseduta nei fondi che parcheggiare i risparmi sul conto corrente. COSTI... Al momento della sottoscrizione il risparmiatore deve ricevere il prospetto informativo depositato presso la Consob. Tra le informazioni previste ci sono i costi, a partire dalla commissione di gestione, ovvero percentuale prestabilita prelevata dalla società di gestione direttamente dal patrimonio del fondo. ...E TASSE. Infatti, i guadagni realizzati con i fondi non devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi. La tassazione avviene soltanto nel momento in cui si esce definitivamente dal fondo o si percepiscono proventi: se c’è guadagno, la società di gestione trattiene su questo l’aliquota del 20%, e quindi la somma finale incassata è già al netto delle imposte. In caso di eredità si pagano - quando dovute - le imposte di successione. Ma va esclusa dal calcolo la parte percentuale delle quote investita in titoli di Stato, che è esente al pari dei titoli di stato posseduti direttamente. LIQUIDABILITÀ. Chi sottoscrive un fondo può uscire liberamente quando vuole, in qualsiasi momento. Nella maggioranza dei casi non è prevista neanche una minima commissione di uscita. Entro pochi giorni dalla richiesta di disinvestimento è possibile ricevere il controvalore di mercato delle quote possedute. Questo importo si ottiene moltiplicando il valore della quota del fondo (quello del giorno ufficiale di uscita) per il numero di quote possedute. CONFLITTI DI INTERESSE. Tanti vantaggi, dunque. Ma non mancano i problemi. L’offerta di fondi ormai è sterminata. Sia per categorie (azionari, bilanciati, obbligazionari, flessibili, a ritorno assoluto) che per le aree geografiche di investimento scelte (Italia, area euro, Eurozona, America, Emergenti) piuttosto che per settori (telecomunicazioni, auto, energia, banche e così via). Orientarsi nell’offerta non è facile. Con il risultato che la maggior parte del pubblico sceglie semplicemente i fondi distribuiti dalla propria banca. I risultati, però, dimostrano che è molto importante saper scegliere il consulente giusto. È al professionista che lavora presso la banca o la società di promotori finanziari che tocca il compito fondamentale di consigliare gli investimenti. Deve valutare la tolleranza al rischio del cliente prima di discutere e definire con lui gli obiettivi da raggiungere. È questa la scelta che conta di più. di Ugo Bertone