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Difende Franco Battiato: "Ha chiamato troie le troie"

Sul Fatto il giornalista difende il cantante e rilancia: "Come vogliamo chiamarle, lucciole?"
di Eliana Giusto domenica 31 marzo 2013

Marco Travaglio e Franco Battiato

2' di lettura

Lui sta con Franco Battiato. Marco Travaglio non si smentisce e sul Fatto difende il cantante-assessore licenziato e attaccato per aver detto che il Parlamento è pieno di "troie". Scrive Travaglio "Certo, il linguaggio usato da Battiato è da pugno nello stomaco, tipico dell'intellettuale indignato che vuol épater un Paese cloroformizzato. Ed è facile dire che ci si poteva esprimere in termini meno generici, o aggiungere subito e non dopo che la denuncia riguarda anche le troie-maschio, pronte a vendersi al miglior offerente". Disposti a tutto - Ma, continua avvelenato il giornalista, "andiamo al sodo: è vero o non è vero che il Parlamento, anche questo, è pieno di comprati, venduti, ricomprati e rivenduti? È lo spirito losco del Porcellum (nomen omen) che porta alla prostituzione della politica, alla nomina dei servi dei partiti e innesca la corsa sfrenata al servaggio e al leccaggio per un posto al sole. E come li vogliamo chiamare questi servi, che si vendono la prima volta per farsi candidare in cima a una lista e poi magari si rivendono per voltar gabbana a seconda delle convenienze? Passeggiatrici? Lucciole? Mondane? Falene? Peripatetiche? Chi voleva capire ha capito benissimo: accade a tutti di dare della "troia" a chi, maschio o femmina, è disposto a tradire e a tradirsi per un piatto di lenticchie o a vendersi per far carriera".  Ed è sempre colpa di Berlusconi - Infine l'affondo contro il Cavaliere, ché quello ci sta sempre: "Lo sa tutto il mondo come e perché sono stati/eeletti/e certi/e cosiddetti/e onorevoli. Persino in India, dove la Ford si fa pubblicità con un cartoon che ritrae lo statista di Hardcore col bagagliaio dell'auto pieno di mignotte". Conclusione: "Se uno accenna ad alcune troie e si offendono tutti/e, la gente penserà: Però, guarda quante sono! Credevo di meno...".

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