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Mafia Capitale, perché è nata nel Pd (e non con Gianni Alemanno)

di Andrea Tempestini domenica 14 giugno 2015
2' di lettura

La principale difesa del Pd e del suo presidente, Matteo Orfini davanti a Mafia Capitale è "non ci riguarda, le mele marce le abbiamo isolate, quel sodalizio criminale è nato e cresciuto nel centro destra, nella Roma nera di Gianni Alemanno". E' falso. Ecco la vera storia di Mafia Capitale, riassunta a voce dopo la lettura delle varie ordinanze, e documentata con prove video in grado di mettere in grave imbarazzo il Pd. Salvatore Buzzi e le sue Coop sociali, che sono il cuore di Mafia Capitale, nascono e crescono nel cuore della Roma rossa di quello che sarebbe diventato il Pd. Primo appalto del comune: dicembre 1993, era appena diventato sindaco Francesco Rutelli. Poi boom grazie ai fondi del Giubileo, e affari che si moltiplicano soprattutto sotto le due giunte di Walter Veltroni. E' in quel periodo che Mafia Capitale vive il suo vero boom. Arriva Alemanno sindaco e il loro mondo rischia di crollare. Il primo cittadino nero anche per ragioni ideologiche taglia subito gli appalti delle coop rosse, e ci rimette proprio la Coop 29 giugno di Buzzi. Mafia capitale scende subito in piazza con proteste variopinte. Le documentiamo in tre filmati di epoca, in cui appare anche Pino Pelosi, l'assassino di Pier Paolo Pasolini che da anni lavora con Buzzi. A difendere le coop di Mafia capitale contro Alemanno c'è solo il Pd. E si fa intervistare per aiutarli in tutte e tre le occasioni Daniele Ozzimo, poi diventato assessore della Casa grazie a Ignazio Marino, e all'epoca dirigente di punta del Pd capitolino. Buzzi subisce i tagli per due anni. Nel 2010 prima di rischiare di chiudere i battenti, prova un'ultima strada: cerca Massimo Carminati, il "re della Roma nera", con cui si allea. L'ex imputato della Banda della Magliana si dà da fare e contatta tutte le vecchie amicizie nere: molti di loro sono finiti a lavorare con Alemanno o in comune o nelle municipalizzate. Buzzi recupera i rapporti e gli appalti. Ma incombe Marino, che non viene dai partiti tradizionali e può essere un ostacolo. Allora Mafia capitale finanzia la campagna elettorale del possibile sindaco, cercando di tenerselo buono. Aggancia anche il suo segretario particolare, con cui crea rapporti di familiarità. Gli affari si moltiplicano. Tanto che 18 mesi dopo, a due settimane dal loro arresto, Buzzi e soci si dicono: "Dobbiamo conservare Marino al suo posto. Se resta altri tre anni e mezzo noi ci magniamo Roma". Mafia capitale fa perfino lobbing dentro il Pd cercando di sventare la spallata a Marino che era in corso. E ci riescono... di Franco Bechis @FrancoBechis

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