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Nanni Moretti: "La colpa di tutto è degli ex comunisti"

In libreria da oggi le interviste di Marco Damilano che indaga su 20anni di sinistra. Prodi dice che l'errore è stato non farsi un partitino, ma il più nero è sempre il regista radical chic
di Michele Chicco domenica 20 ottobre 2013

2' di lettura

E' tronato Nanni Moretti, chi ne sentiva la mancanza può tirare un sospiro di sollievo. Il principe dei girotondi, salottiere radical chic numero uno d'Italia, torna in libreria per raccontare perché, alla fine, questa sinistra non ha sfondato. Parte dai "girotondi", vola al 1998 quando i post-comunisti fecero saltare il governo prodi e poi va giù, giù fino al 1994 quando c'è stata "una straordinaria rottura delle regole democratiche". L'eccezionalità, se servisse ricordarlo, ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Moretti lo bacchetta, ancora, chiacchierando con Marco Damilano, giornalista e scrittore, che oggi sbarca in libraria con Chi ha sbagliato più forte (Laterza). Damilano intervista alcuni protagonisti dell'ultimo ventennio politico italiano. Ci sono Arturo Parisi, Walter Veltroni, Massimo D'Alema e Romano Prodi. E poi c'è lui, Moretti.  Vergogna - "Nel 1996 - racconta Nanni - ero felice per la vittoria del centrosinistra e mi piaceva il governo Prodi, finalmente un ceto politico di cui non vergognarsi". Ma poi, come detto, arrivarono gli ex-comunisti capeggiati da Fausto Bertinotti che fecero saltare tavolo e governo: fu un errore, anzi ce ne furono due. Il primo fu di Rifondazione Comunista, il secondo del centrosinistra che non volle andare a votare. Massimo D'Alema, il responsabile: "Improvvisamente - racconta Moretti parlando di un incontro con il leader Màximo - si voltò e senza nemmeno dire buongiorno, come continuando un discorso interrotto un minuto prima, mi corresse: 'No, guarda, ti sbagli, nel ‘98 non si poteva andare a votare'". ...e vinceremo - Damilano chiede, umilmente, a Moretti come andrà a finire. Il regista consulta oracoli e stelle e dice che per vincere "ci vuole un cambiamento di costume, culturale. Vincerà chi capisce che il gioco è cambiato e che bisogna farne uno completamente nuovo". Insomma, questa sinistra ha fallito e se torna a dirlo il principe dei girotondi vuol dire che nulla, da quelle parti, è cambiato. Anzi è peggiorato: è viva infatti la delusione per i 101 che hanno trombato Prodi sulla via del Colle. Lì a sbagliare furono tanti democratici: "Il peso specifico umano di quei 101" dice Moretti "è vicino allo zero".  Romano - Durante il lungo colloquio con Prodi, poi, Damilano fa un piccolo scoop, uno di quelli che potrebbero far commuovere i sinistrorsi italiani: "L'errore politico che rimprovero nella mia vita - racconta il Professore -  è di non aver fatto un partito dopo la notte delle primarie del 2005". "Volevo unire, non dividere" dice Prodi che poi, però, è stato silurato proprio perché incapace di smarcarsi dai partiti che l'avevano fatto eleggere. E' lo "sfigato" per antonomasia, Prodi, e se la prende ovviamente anche con Silvio e la destra: "Contro di me è stata schierata una commissione parlamentare, la Telecom Serbia, poi la Mitrokhin". "Putin - racconta - una volta scherzando mi ha detto: 'Dovevi dirmelo che eri del Kgb, avremmo fatto insieme cose bellissime!'. Si riferiva al caso Mitrokhin". Sai che risate? Parola di Romano.

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